Invidio il vento

Dietro le ciglia sottili


 "I quaderni di Malte" di RilkeE’ un romanzo-non romanzo, un quaderno di visioni,racconti e memorie. Un romanzo sul vedere. Io non so se riesco a spiegare come "vedo" le cose, pero..Il vedere, per me ha ultimamente un’inconsueta risonanza, un’eco alchemica, fascinosa e sorprendente. Non vediamo le cose, ciò che ci attornia ed accade allo stesso modo. Il vedere è sostanzialmente filtrato da dei recettori, che ne traducono le informazioni, in sensazioni, emozioni, reazioni e via discorrendo.. Cosa esterna che diviene realtà interiore. Una trasformazione simile a quella che si compie nell’arte. In pratica solo il linguaggio dell’arte puo tradurne la visione. Allora per me, il vedere è di un’emozione sorprendente, quando riesco ad applicare al vedere il mio mondo interiore e creativo. Spesso ho fatto dei post che erano dei clik delle ciglia. Uno scatto al volo per memorizzare e rielaborare. Non basta dire bello o, guarda là che roba poi, il pensiero gli attribuisce connotati, colori e storie. Oggi un articolo sul Corriere, QUA',  “Lo sguardo Orientale di Orhan Pamuck su Tolstoj e Flaubert”, mi fomenta ulteriori visioni. Questo mio vedere cosi singolare, come in effetti altro non puo essere, cosa tra cose e , tra queste quel che mi accade, cosa che si trasforma e diviene, nel suo inconoscibile.Romanzieri ingenui e sentimentalidi Orhan Pamuck – Einaudi"..C'è  che Pamuk preferisce: la vista. Non ci meraviglia, perché era il senso che i Greci anteponevano a tutti gli altri. Forse, la vista di Pamuk non è quella greca: ma orientale..” Forse Pamuk vede con eccesso: la realtà non è, per lui, una quantità infinita di minimi tocchi visivi, che alla fine formano un paesaggio o un panorama. La realtà è un archivio: migliaia, decine di migliaia di oggetti e di quadri si affollano come al Victoria and Albert Museum,   "..Tutto diventa archivio: la fermata dell'autobus in fondo alla via, il giornale che leggo, un film che amo, la vista del tramonto dalla mia finestra, il tè che bevo, il vicolo in cui cammino a Istanbul. Attraverso un imbuto mentale, possiamo rovesciare nella vasta sacca del romanzo elenchi e inventari, orari delle ferrovie, poesie, commenti alle poesie, commenti di commenti, riassunti di altri romanzi, saggi storici e scientifici, testi filosofici, favole, digressioni, aneddoti: il romanzo accoglie qualsiasi cosa, anche l'irreale, l'inverosimile, l'impossibile, e tutto ciò che appartiene al regno dei cieli..." "..Pamuk ricerca il centro di ogni romanzo: quel punto invisibile, dal quale tutto il libro è sgorgato e che continua a contenerne il segreto. Ma esiste davvero il centro di un romanzo? Credo che tutto il romanzo sia centro: i personaggi principali, quelli minori, i paesaggi, i capitoli, le immagini, persino i punti e i punti e virgola. Eppure, in parte Pamuk ha ragione. Il vero lettore non legge mai il libro apparente, che splende in superficie, ma il libro segreto, che sta nascosto negli strati più profondi, come negli strati successivi di una torta. Il lettore lavora nel buio, a tentoni, a tastoni, illuminato soltanto da una piccola lampadina portatile. Se vuole capire, le formule rapide e lusinghiere non gli servono a molto. Laggiù ogni cosa è così piccola, così delicata, così fragile. Con la sua lampadina portatile, il lettore segue il significato di ogni elemento, i rapporti che si stabiliscono tra gli elementi, le associazioni e le combinazioni e le corrispondenze, le trasformazioni e le condensazioni del materiale.."