Invidio il vento

Si stese muta


C'era una poesia inedita sul Corriere, ieri, di Mario LuziCe n'è stata di neve quest'inverno. Magari adesso non se ne parlerà piu.Tutti la a dire adesso, delle gemme, delle primule sui prati,delle finestre spalancate, dei maglioni ripiegati e messi via,delle lucertole (dove son state?), del sole e di qua e di la.Io di quella neve ho nostalgia.Una domenica ti svegli cosi, che gli occhi si fanno bianchi.Guardi fuori e senti le gemme quiete dentro i rami.Un respiro lasciato tra le lenzuola che ti vai a riprendre.Ti avvicini al suo orecchio e gli sussurri "C'è la neve"E allora?
Eppure lei, la neve, quei giorni, mica ci pensava di essere neve.Come neppure i rami scossi dal vento o dalle bufere, che respirano silenzio,mica ci pensano o cercano di trovare un codice dell'essere alberi.Neppure le steppe inerti per sempre adagiate si danno pena per la propria desolazione.Tutto questo esistere strabiliante ma non strabiliato. Senza pensieri e mugugni.Solo tu, terra e umore, fino a che viene mattino, scrivi e cancelli, cerchi causa e rimedio.
Domenica di neveSi stesenel paese una mutadomenica di neve.Disparve ogni visibilesegnale di creaturein quell'unico biancoreSi spensela molteplicità, si sfeceil variopinto del mondo, della scenaL'essere si ripreseogni apparenzafu solo con sé,con la sua essenza. Che cosa restò fuori dall'incontaminato albore?I casi della storia o i segnidella sua vanagloria?La vita però eraprima e dopo di sé, Era.(Mario Luzi)Questa poesia adesso, ritagliata dal giornale, l'ho messa dentro un libro. Uno di due che avevo comprato all'edicola della stazione di Mestre. Il libro è "Lo stesso mare" di Amos Oz.