Invidio il vento

La linea di minor resistenza


E poi muoiono cosi, come giganti bonariabbandonandosi al sentiero di minor resistenza Poi resta cosi poco di un'intera vita, grossomodoLe immagini che ti tornano alla mente che nascono, palpitano e fluiscono e sono le molle di quel gioco impreciso le cui regole mutano ad ogni istante e che viene convenzionamente chiamato destino.Poi, la giostra si ferma.
  "La linea di minor resistenza" è il tragitto che ciascuno fa nell'arco della propria esistenza: una battaglia con pochi momenti di euforia e qualche attimo di luminosa felicità, combattuta percorrendo inconsapevolmente la strada meno impegnativa, in un erratico avanzare sotto i giavellotti del destino. Fino allo stagno color piombo, che tutto inghiotte e cancella Lungo la linea di minor resistenza Lungo la linea di minor resistenzasiamo in marcia da gran tempo, stanchiormai, ingobbiti e tuttavia grati, nell'insieme.Di noi nessuno, credo, più ricorda quando cominciò, né di dove, esattamente; un piccolo scarto forse,una prima deviazione a evitare vampe lontane,un tronco di abete o faggio a riparo,un muricciolo di pietre,la breve spada per tre quarti nel fodero,l'occhio attento,l'orecchio ben spalancato al fragore della battaglialaggiù. Non sempre era facile seguirla, la linea.Spariva oltre un torrente ringhioso,si perdeva nell'incavo di fossi carial crescione e a limacciose lumache senza guscio.O perchécadeva brusca la notte. Che fare adesso? Stavamo lìattorno a magri fuochi di sterpi,malamente accampati,inquieti, la paura come rugiada sui nostri mantelli.L'alba svelava molteplici insidieovvie a chiunque. Quel bosco troppo fittotroppo buio,quella gola tortuosa fra pareti di roccia,quel ponticello nudo e sottilesui risucchi del fiume,la palizzata sbilenca dall'aria indifesa,un convergere di uccelli neri sulla radura a oriente,l'ululìo di grossi cani tra ruderi anneriti...Avevamo imparato, ci tenevamo a distanzaavanzando a ginocchi piegati,schiena curva, in silenzio.Ma la linea di minor resistenza......ci sarebbe servita soprattutto nello smeraldodi un pratoprima di metter piede su dolcissime chiazzedi mughetti, di primule. Finalmente! Lo slancioera invincibile, ci lasciavamo cadere su quel manto a braccia aperte,lo sguardo ozioso, socchiuso, scivolososu vaghe ramaglie musicali in un accenno di vento.Api, anche.E una libellula incerta nel battito d'ali trasparenti.Non sembra vero, diceva qualcuno. E infattinon lo era. In mezzo a noi languidi- appena un fruscio, un taglio nel bisso -precipitava il primo giavellotto. Il nemico era lìtutto attorno. Bisognava fuggire, ritirarsi, più di una voltacombattere sopprimendo il tremito,richiamando l'impigrito furorea denti stretti, l'urlo pronto a scoppiare, il bracciomulinante a caso nella mischia. Belve, tutti.(Carlo Fruttero)