Invidio il vento

Lo stesso mare


"Lo stesso mare", di Amos Oz è uno dei piu bei libri che ho letto in questi ultimi anni.Di Narimi già si sà. Alla pagina seguente c'è Enrico David, figlio di Nadia che è morta e di Albert Danon. Rico è partito per il Tibet.Riferimenti (è il titolo del capitoletto)"Rico David leggeva indefessamente [..] Sempre a leggere. Di tutto.Andava a manifestare per la sinistra assieme alla sua ragazza, Dita Anber.Usciva senza dire una parola. Si scordava di telefonare. Tornava tardi. Suonava la chitarra.Persa sua madre, lo supplicava il padre.[..]Rico diceva va bene ma piantala.Ma come si fa, tanta indifferenza: si dimentica di spegnere. Di chiudere. Di tornare prima delle tre di notte.Dita diceva cerchi, signor Danon, di capirlo almeno un poco. Anche lui sta male sa. E in piu lei gli mette i sensi di colpa, in fondo non è mica morta per colpa sua. Ha diritto ad una vita propria.[..] La vita continua. Tanto comunque si rimane soli[..] Tornerà signor Danon, ma non lo aspetti.Invece: lavori, si sfianchi, non pensi. Verrò a trovarla appena posso.Da allora, lui ogni tanto ve in giardino. Pota le rose. Lega i piselli. Respira lontano l'odore del mare:sale, alghe, vapore muschioso e caldo."Questo il terzo capitoletto. Cose brevi. A volte poche righe, dei versi. I quattro personaggi principali ci sono gia . Nessuna fretta di dire dove si andrà a parare. Cosi, come i giorni delle nostre vite, scarne, anche qua, piccoli eventi dove tutto c'è gia stato e quello che sarà, ancora non si sà, e intanto tutto pare fermo. Son accadute delle cose: la morte della madre e sposa, Rico partito per il Tibet in cerca di sè, la solitudine del padre, la bella Dita, la sposa bambina che va a trovarlo e lo conforta. C'è il ricordo che si amplifica, la fuga o l'abitudine dei gesti. All'inizio si è come sospesi in questa atmosfera, come dentro una stanza dove entra un cono di sole e guardi la polvere caracollare lieve. Stai in silenzio perchè avverti il tormento e il dolore. Una pagina prima c'era la morte di Nadia Danon, l'usignolo e Narimi, il suo canto. Rico, ecco me lo immaginavo con una faccia cosi Dopo il Tibet (cap. IV)( Rico, dentro una tenda in mezzo alla neve, in Tibet pensa alla madre)"Da piccolo, era estate un mattino: con la mamma prese l'autobus da Bat Yam a Giaffra per andare a trovare zia Clara. La sera prima non c'era stato verso di dormire: la paura che di notte l'orologio si fermasse e non lo svegliasse piu. E se piove. E se non facciamo in tempo."Ecco, gia questa mi sembra poesia. Io mi incanto su queste cose qua.Poi il bambino racconta cosa ha visto durante il viaggio in corriera. " Fra Bat Yam e Giaffra: un asino e un carretto si erano rovesciati. Angurie spaccate sull'asfalto bagnato di sangue[..] Poi un gatto investito. Sua madre gli prese il capo e se lo portò in grembo: non guardare sennò dopo urli nel sonno.E una bambina pelata: pidocchi? Gambe accavallate, quasi le mutande."Poi c'è questa cosa che mi ha colpito. una parola sola, immagini senza descrizione." Un edificio in costruzioneUn caffè arabo. Sgabelli. Fumo.Aspro e denso. Due uomini chini.Rudere. Chiesa. Fico. Campana.Torre. Tegole. Inferriate. Un albero di limon.iOlezzo di pesce fritto. E fra due murimare con una vela che ondeggia.Poi un frutteto, convento, palmedatteri forse, case diroccate.[..] e dopo viene già notte.Giorgia di Galilea. Siria. Russia.Lapponia. Tundra. neve.Dopo, in Tibet, si addormenta, ma no.Ricorda sua madre. E se non ci svegliamo:siamo perduti. E se arriviamo in ritardo.Dentro la neve la tenda il sacco a pelosi rigira per accostare il capo al suo grembo. "
Si rigiraper accostareil capo al suo gremboSi rigira per accostare il capo al suo gremboSi rigira