Invidio il vento

Tabucchi, come la mosca che gira attorno ad un buco nero


Dietro le apparenze ci sono solo altre apparenzeIo con Tabucchi ho sempre avuto uno stralunato daffare.La sensazione che maggiormente provo è quella del'insignificanza, il non senso del reale. Il reale che descrive e narra. Almeno su quello che di lui ho letto e cioè:Notturno indiano, Angelo nero, Racconti con figure, La donna di Porto pim, Piccoli equivoci senza importanza, Il tempo invecchia in fretta, Sostiene Pereira (l'unico che mi è svanito in qualche angolo o intercapedine della testa.) Mica ho letto poca roba. Come se cio che conta (del reale) fosse solo qualche baluginamento, schegge, rivelazioni improvvise e inaspettate che la realtà a volte mosra. Non a tutti. A quelli come tabucchi, rivela, secondo me l'aspetto del conflitto, dello stridere, dello straneamento, dell'indifferenza. Debbo confessare una strana disincrasia. A me Tabucchia non è che poi piaccia sto granchè, però non so spiegare per quale altro mistero poi tanto mi attragga inesorabilmente. Per cose come queste si:"..Cos'era quell'enorme respiro che perecepiva intorno? Pensò alla sua infanzia, e chissà perché le apparve l'immagine di un bambino che, per mano alla sua mamma, torna da una fiera di paese con in mano un palloncino d'aria, il suo trofeo, e lo regge con fierezza finchè all'improvviso, ploff, il palloncino si sgonfia, qualcosa lo ha bucato, ma cosa? Forse la spina di una siepe?Le parve di essere quel bambino che all'improvviso si ritrovava con un palloncino floscio fra le mani, qualcuno glielo aveva rubato, ma no, il palloncino c'era ancora, gli avevano soltanto sottratto l'aria che c'era dentro. Era dunque così, il tempo era l'aria e lei l'aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era nemmeno accorta?"Devo aver gia cercato di spiegarmi questa disincrasia, di svelarne l'imprecisa fascinazione. Penso condividiamo eguali percezioni della realtà. un simile smarrimento, una sensazione psichica allucciinatoria, come pure la tensione tra il sogno totali8zzante e l'angoscia nichilista. L'impossibilità di scriverne"...Poi quel sogno è sparito per anni finchè, qualche settimana fa, è tornato. Tale e quale. Lo stesso cancello di ferro, bianchissimo, evidentemente i sogni non arrugginiscono, e neppure le emozioni che li accompagnano. Era tale e quale a quello che sentivo una volta, lo stesso struggimento, il desiderio di prendere la rincorsa e varcarlo, di correre per vedere cosa nasconde e dove conduce, e qualcosa che mi trattiene, ma non è più la voce di mio padre. Non è più la voce di mio padre, almeno sentissi la sua voce, è la paura di sentirla. Paura e basta.Il mio è un film muto, come sono mute tutte le fotografie."Questa perdita di centro e di certezza, un'ermeneutica interpretativa, che uno potrebbe anche mettersi la a far dei disegnetti con una penna biro, che la narrazione mica svela, però ti fa compagnia, come un guarda qua, guarda la dissolvendo la verità dell'interpretazione, come concetto almeno. Non è che questo spieghi niente, il dirmelo o scriverlo che venga letto, per questo trovarmi in uno stato oscillatorio, sospensivo, condizione che, a me pare normale. Tu leggi Tabucchi e, alla fine non ti resta niente. Quel niente cosi vicino a quello dove stò. Un posto dove l'altro è sempre assenteAh, disincrasia credo non voglia dire niente.