Invidio il vento

simurgh, sarà la volta buona?


 
Devi mangiarli gli uccellise vuoi che il loro cantoesca dalla tua gola.Devi mangiarli se vuoiche  spuntino le piumedalla tua pelle.Volevo le ali, come loro;volare, librarmi, cantaretra i rami, nel cielo volare.Cosi li infilzavo con le frecceli catturavo con le reti,gli mettevo le trappole, sparavo.Per amore, per essere come loro.
Per amore, non per altro.Volevo sgusciare da quelle uovabianche, belle, lisce, fatte come un uovocome facevano loro.Quando ero ancora giovaneche guizzavo come una rondineQuando ero ancora sveltoed ignaro di causa ed effetto.Quando ancora non sapevocosa significava stare a questo mondo,mi riempivo la pancia d'uccellipiume e tutto, ma era inutile;non ho imparato a cantare.Non sono diventato neanche un Simurgh.Impantanato nella gravità,costretto a questa terra.Ero deluso, amareggiato, finito. Poi invece, da qualche tempouno strano subbuglio negli intestini.Dalla pelle pruriti e cosi grattavo.Dalle viscere come un'impellenza,un tramestio negli sfinteri.Quando ormai ogni speranzacredevo delusa ecco...mi son uscite quattro uova. Giorni fa, poi non so comemi sono trovato dentro un'uovo. Io adesso sono questo qua.(Simurgh. Che sia la volta buona?)
 «Essi erano il Simurg e la fine del viaggioguardano il Simurg e fissano sè stessied hanno un altro Simurg di fronteguardano entrambi e che i due sono unoche quello è questo, questo e quello, e il fine è raggiunto»( il mistico  Farid-ad-din 'Attar )