Invidio il vento

Sirene


 
l’elettricità improvvisa del pensierodeflagra nell’impatto di meteoracome sinuoso tuffo di sirenala donna branzino conduce al naufragioquasi fosse figllia di Rimbaud, Rilke o P K Dickti guarda e pare dire spogliatigetta i tuoi gins sulla sabbiaIl desiderio cerca sempre una forma in cui incarnarsiSe non gli riesce digrigna rabbiaNon lo sapevi? Ah, le tue squamemacchia pure di sangue la mia infanziacome chicchi di sangue nello spasmodeflagrazioni nel contatto di sinapsi“Non chiedetevi se queste cose son vere.Chiedetevi cosa vi voglion dire” (Sant’Agostino)Disponi allora in ordine le tue squamelevati la collanina e strisciami sulla pellelevantina bianca immensa balena volafino a raggelare o rinsavire vaticinaprofetica ed ilare come l’acqua il buio consolaremadre che allatti come in una miniatura fiammingacolma di nidi di capezzoli mi allattiTi ho vista annidata sopra dei portonieffige, che ai monaci creava turbamentoscolpita nei salmi e nei pontificali del medioevoper infragliare i pensieri a te rivoltiErmetica sensibilità di un sillabarioche coniuga l’abisso come un haikudi bellezza essenziale, aura arcana ed eternadella mia cosmogonia, sirena branzinodel mio bestiario di cerva, uccello, balenaanguana che in ogni acqua flessuosami derimi al tuffo e al desideriocome le cose che verso l’alto sfuggonogenerando canto all’incontrario che incantanelle mie parole per te la perdizione