Invidio il vento

Era come fossi ad Istambul


Dev'essere stato che stamattina alle nove e mezza avevo fame e son andato in cambusa qua al lavoro. Tu immagina, allora mi metto davanti a questo gran finestrone, fuori piove e la pioggia batte il vetro di traverso. Io che son la vedo oltre gli alberi il canale e, in fondo i grandi piloni grigi e i tiranti d'acciaio del piu grande deposito sotterraneo del mondo della benetton che per me diventa il ponte di Galati, quello sul Bosforo, sferzato dalla pioggia e mi vedo anche Istambul con i suoi minareti e moschee schierato sull'infinita riva. Io sono il capitano di questa nave che solca l'erba in basso, piegata dal vento e sbatte sulla chiglia l'onda che sbrego e solco. Insomma, questo capitano ha fame e vuol fare una colazione da marinaio. In frigo ho filetti di sgombro e pomodori secchi sott'olio e cosi mi brustolo del pane vecchio e appoggio il piatto vicino al sestante. Alla mia sinistra c'è Istambul, pensa te, sopra i gabbiani che lanciano i loro imprechi, ed io con questo piatto che mangio di gusto filetti di sgombro e pomodori secchi. Son le nove e mezza ma mi aprirei anche una birretta ambrata che ho nel frigo e la aprirei facendo saltare il tappo sullo spigolo della consolle davanti al timone e tutti i suoi bei strumenti della barcarola, ma desisto alla voglia che non par cosa bella a fare di mattina allora acqua e limone e poi caffè. In fondo Salgari ha scritto una frotta di romanzi guardando fuori dal suo balcone il Po, li a torino e cosi io ho visto istambul dal mare mangiando sgombro. Il fatto è che è un po pesante da digerire e sarà stato quello, non sò, però era come fossi ad Istambul e potevo scriverci una storia