Invidio il vento

Inadatto 3


 La storia incomincia da quà InadattoIl desiderio di entrambi era percettibile, come una leggera elettricità nell'aria, se fosse stata una piazza lo si sarebbe avvertito dal volo inquieto dei piccioni, nella fretta artificiale della gente, dal nervosismo dei gatti per un temporale imminente. Io lo sentivo perchè l'avevo imparato stando nei boschi.Ci perserò poi a questa tattica del disperso, del come in quel disperdere e disperdimento che lui dichiarava con subdola onestà ordisse un trucco orientato al disarmo di lei. In quel disperdele le faceva posto affinche entrasse per coccolarlo, quasi intenerita e io dicevo: poverino. Forse era solo una recita, un meccanismo automatico che gli veniva e sperimentato mille volte,tarato e corretto. Insomma era un uomo con il suo bel repertorio.- Io per te ci sono sempre - gli dice lei sorniona - In qualche modo, ci sono, lo sai - Poi alza lo sguardo, come a sfogliare un catalogo di ricordi flou. - Ti ricordi che mia madre, nella sua incoscienza d'alzaimer, nella sua malattia prendebva la foto di noi assieme  dalla mensola e mi diceva "Mi piace questo uomo per te". Tu sai che le mamme hanno un sesto senso no? - - Si - fece  lui . Siamo una bella coppia assieme -Lei lo stava salvando, con uno spostamento non deliberato lo conduceva fuori da quella palude in cui si era infilato e non voleva lasciarlo li ad intristirsi, non avrebbe giovato a nessuno, a lei no di sicuro, come intuisse la forza che sà allertare ogni fragilità per difendere il suo vetro soffiato. Temeva che si sarebbe trasformata in passività quella rabbia con cui si stava raccontando. Quella era la sua resistenza.Lui si alzò dalla sua parte e andò a sedersi dalla parte di lei e le cinse con un braccio i fianchi, attirandola a sè la baciò sfiorandola quasi. Lo spaesamento che prima mostrava pareva aver trovato consenso e indulgenza. Negli occhi di lei ora brillava una felicità che di sicuro aveva atteso. Anche lei, non volendo vedere e sentire aveva ottenuto cio che sperava. Pensai avesse barattato quell'istante di felicità con la speranza che potesse accadere ancora di conquistarlo a sè, purchè fosse, purche potesse riviverla ancora, anche fosse una seppur momentanea consolazione, ciò la rendeva felice e lui, mi sà, piu marpione. Lui per me rimaneva uno che non vuole appaesarsi, uno di quelli che pianta le tende per la notte e poi levarle al mattino, che deve coltivare la sua piantina con l'acqua del non ci stare, per sentirsi straniero sempre, straniero di un'estranearsi.- Mi accompagni a casa? Vieni sù da me? -Lui sorrise.Perchè in amore la solitudine è forma della lucescrive il poeta Juan GelmannLe foto sono state prese all'esterno del Long Island ad ignari clienti