Invidio il vento

Il merlo e l'irreparabile


 Nirvana - Lithium Ho tirato su le tapparelle quando l'ho sentito cantare. Le ho tirate su piano. Si spaventano con niente, le bestie. Quando l'ho sentito nelle poche fessure, prima di alzarla, non si vedeva nessun chiarore. Sono le sei e quananta, ho in mano la tazza, il caffè appena versato. Le tiro su piano. Un chiarore dalla porta finestra sull'erba ancora bagnata. Un merlo che canta. Ma non erano morti? Nei giorni scorsi che mettevo fuori le bucce di mela, i pezzi di pane avanzati, qualche pezzetto di carne io, non li avevo piu visti. La roba era la. Non ne venivano piu. Son tutti morti. Invece ce n'è uno che canta, sul ramo del fico. E' la che mi accendo la sigaretta e aspiro. Comincia a far chiaro. Una lunga scia di fumo nell'aria, spinta fuori stringendo le labbra. Lui canta e gorgheggia. Che cazzo avrà? Sarà contento o forse chiama gli altri, dai sù, dove siete? Entro. Prendo la carabina ad aria compressa appoggiata all'angolo del muro. Tengo la sigaretta in bocca quando lo miro. Del fumo mi va nell'occhio che chiudo. Tiro. Un suono secco. Lo uccido. Ora sono le sei e cinquantasei e sono qua a dirlo. Ne ho acceso un'altra finendo il caffè. C'è silenzio adesso. Ecco, le campane delle sette.Poi c'è stata questa sensazione che si fà intuizione. Quel breve istante in cui avviene. Un'intuizione confusa e magmatica ma che aveva a che fare, nella sostanza, con l'irreparabile. E' stata adesso, alle sette passate, la certezza che non si puo tornare indietro. E' logico, lo dicono tutti, niente di strano ma, quando questa improvvisa consapevolezza diventa l'enormità del fatto, che non è tanto per dire e che quanto fai è irreparabile beh, è una bella botta. Non so se si capisce? Forse, questo senso dell'irreparabile, era proprio quello che volevo. Bon! Mi preparo: Vado a lavorare. Ore sette e dodici