Invidio il vento

non serve a niente riempire le ore


E' il mio tavolo all'angolo, sotto un'attaccapanni. Al Foster ricevo dalle 22 alle 23. Uno studio volante. Un gin tonic mezzo finito. Una rosa strappata dalla siepe di un giardino appena li fuori. Mi piacciono i boccoli che vengono fulminati dall'inverno e non si apriranno mai piu. Gli ultimi dell'estate, gli impavidi, quelli che son morti giovani, i James Dean. C'è un libro sul tavolo. Forse la biografia fotografata di Manganelli.Insomma le mie sere vanno cosi. Pratico una vocazione per il metafisico e l'astrazione. Questa vocazione per l'interminabile e l'infinito par a me che definisca l'indeciso, l'inconcludente.  Quelli come te, mi ha detto (adesso dico chi), sono portati per l'incubo e la visione, mi fa. Allora mi vedete che son girato no? che guardo un po in alto e ridacchio. La, che non si vede è un angolo e, se allungo il braccio tocco la vetrata del Foster. Sopra la trovo sempre il ragnetto che si tira su ogni volta la sua piccola ragnatela. Mi fa ridere quando pende dalla ragnatela con il suo filo e lo fa per venirmi piu vicino. Quel che mi fa ridere è che ogni volta, siccome a lui piacciono gli aforismi, ogni volta poi, quando ne dice uno comincia a saltellare su e giu con quel filo come fosse elastico e pare che anche lui sghignazzi. Io gli ho detto va bene, è vero che non faccio niente di queste mie ore però, trovo che sia meglio che star là a cercare di riempirle. Lui mi fà, Trovarsi una morosa non ci pensi?Poimi dice, come te, quando ho fatto la tela cosa faccio delle mie ore? aspetto la preda. Discorsi cosi, inconcludenti. E cosi spesso passo il mio tempo al Foster. Adesso lo sapete.