Invidio il vento

Vincent


T'imbratti di ruvidità come spesse corde trainanolungo le alzaie una chiatta che traghettaEppure una vaga pietà si muove incredulatra le ombre dei pioppi sull'acqua cadonoscivolando silenziosa nelle tue arterie odonoPensarsi immobili dentro una notte taglienteche pur la morte esalta gravida, da partorienteper fendere il guscio che imprigiona se pur proteggeTi compaiono le mani ed un guanto è come il cuoreche solo tu sai indossare ed è fatica immane dar per sempre ad altriForgi allora un  universo intero per dissuadere l'accogliente solitudine che par te amaredove temi che nessuno voglia o possa con te abitareNon ti addormentare dentro un armadio credendo sia un ventreCorrendo via non temere l'abbraccio della selvadisse l'orco alla bambina prima che s'inoltrasse nello scuroma non sapeva che avevi imparato ad orientarti con le stelleLa bambina aveva con sè un fucile pensando di dover tornare VINCENT - Una poesia di Tim BurtonVincent è il primo cortometraggio di tim burton e narra la storia di un bambino di 7 anni che sogna di essere Vincent Price (un famoso attore di film orror, di cui qui la voce recitante) e cosi fantastica su una vita di solitudini ed orrori. Trame improbabili abitate dagli incubi invischianti che gli faranno costruire un mondo suo in cui inorridito rifuggireVincent Malloy è un bravo bambino,ha sette anni ed è assai perbenino,per la sua età ha virtù assai rarema a Vincent Price vuol somigliare.Ha un gatto, un cane ed una sorellama vuole soltanto una vita più bella.In orridi antri, per meglio sognare,con rettili e topi vorrebbe abitare.Con loro vivrebbe incredibili orrorisentendosi preda di ghiacci sudori,vagare vorrebbe, in tenebra oscurasfidando pericoli senza paura.Con larghi sorrisi accoglie la ziané mai vorrebbe lasciarla andar via,immagina infatti, con grande piacere,di farne una statua per il museo delle cere.Sevizia ogni giorno il suo cane Abercrombiesperando di trarne un orribile zombie,col qual poter nella nebbia vagareper fare poi strage di vittime ignare.Non vuole soltanto incuter paura,adora egualmente lettura e pittura.Pinocchi e fatine non legge però,lui adora soltanto i racconti di Poe.Una notte, leggendo alla fievole lucefece un sobbalzo a una storia 'sì truce,la giovane moglie che tanto adoravagiaceva ancor viva nella sua bara.Con impeto folle si mise a scavare,quell'orrido dubbio voleva fugare,ma ciò che scavava scoprì che in realtàera solo l'aiola che amava mammà.In camera chiuso si ritrovòe d'esser recluso si immaginò,il solo conforto in tanto doloreera il ritratto del grande suo amore.Mentre languiva, angosciato e disfattola madre arrivò e lo colse sul fatto,disse: "se vuoi puoi andare a giocarefuori c'è il sole, ti devi svagare".Tentò di parlare ma gli mancò il fiatola triste prigione lo aveva fiaccato,scrisse: "son vittima di una magia,da questa torre non potrò mai andar via".La madre rispose: "ma che prigioniero,via dalla testa questo sciocco pensiero,non sei Vincent Price, sei Vincent Malloy,dovrai pur comprenderlo no? prima o poinon sei né pazzo né tormentato,la vita non ti ha ancora neanche sfiorato,sei solo un bambino di sette annivai a divertirti e abbandona gli affanni!".La mamma calmata la stanza lasciòe Vincent distrutto al mur si appoggiò,fu allora che tutto si mise a tremaree dalla pazzia si lasciò trasportare.Udì Abercrombie il suo cane latraresentì sua moglie dalla tomba chiamareorrende cose la donna chiedevae con mani scheletriche si protendeva.L'orrore suo esplose in risata assordanteche in breve divenne un urlo agghiacciante,in preda a follia alla porta arrivòma lì senza vita, al suol si accasciò.Con flebile voce il ragazzo citòle parole del corvo di Edgar Allan Poe:"L'anima mia da quell'ombra laggiùnon si solleverà mai più,mai più...mai più".