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Post n°355 pubblicato il 26 Novembre 2011 da simurgh2
(Racconto poetico nel quale, il presunto poeta, ispirato dal rumore che fa un cartoccio di carta dove, dentro teneva delle castagne abbrustolite. Quel rumore a lui, sembrava quello della pioggia e, da la è partito il resto. Molte suggestioni si sommano dando vita ad una storia che dovevo pur finire in qualche modo. Che son robe che, se a me restano la, fanno venire il nervoso). Allora: Pioveva sulla tettoia di lamiera Non si accorse di te sotto la tettoia. Ti venne in mente quando avevi imparato tu a lanciare i sassi. Un movimento che al corpo non si insegna. In ogni parte del mondo i bambini imparano a farlo. Il modo è lo stesso. Quello del lanciatore di pietre è archetipo guerresco. Hai pensato che dev'essere stato quando l'uomo ha imparato ad usare la lancia. Dall'altra parte un corvo era sceso dal ramo Saltellava per terra, lungo la riva Tu immaginasti i piccoli segni le tracce stampate sul fango delle sue zampe
Proprio mentre lo stava per scagliare, il bambino vedendo il corvo saltellare, in quell'istante corresse il tiro. Cercò di colpirlo. Emise un Uuff di fiato al lancio rabbioso.
lenti come gesti dispersi
Una rana da un sasso saltò in acqua. Tu mettesti in bocca la castagna. La pioggia sbatteva sulla lamiera. Lanciare un sasso è cercare un confronto: La resistenza dell'aria che viene forata. Non si contano i sassi e neppure i rami o le foglie neppure i battiti d'ala che servono al volo si contano Il corvo si alzò sbattendo le lucide ali Il bambino voleva combattere Nessun suono, solo la pioggia La castagna sprigionò un sapore di fuoco Poteva essere uno sparo, una lancia scagliata un coltello che si pianta, un'arteria tagliata Non c'era nessuna paura negli occhi del bambino Un'incomprensibile furia. Stava solo imparando a non avere paura. Il corvo spari sopra i rami spogli Quando è il cuore a scavarsi una tana e nella tana si porta tre sassi, tre spari Tocca, dammi le mani, sfiora le mie cicatrici. Son cento, son mille inzuppati dei sassi lanciati a tre volte per volta nel fiume Nella mano nascondi la rabbia, la paura. Un rito iniziatico. Non l'accetti, la sfidi. Era la il bambino, immobile a fissare oltre la riva Le braccia lungo il corpo serravano i pugni. Sopra un cumulo di sassi a sventolare il suo vessillo. Sassi per sfondare ogni fronte, resistenza, colpa, perdono. Finchè ci saranno sassi proveremo a capire per cosa vale la pena vivere, per cosa morire. Polifemo, dalla scogliera, lanciò pietre alla nave di Ulisse. ἔνθα δ' ἀνὴρ ἐνίαυε πελώριος, ὅς ῥα τὰ μῆλα Scagli la prima pietra chi è senza peccato E il bambino non aveva peccato Il cane le morde non potendole scagliare Le morde perchè gliele tirano addosso. Le sgretola e poi sopra si stende Tu uscisti dalla trettoia, sotto la pioggia Andasti verso la riva. Il bambino si girò. Non vi parlaste. Il corvo era sul ramo. Tirasti fuori la pistola e prendesti la mira. Cadde dal ramo. Un colpo, un tonfo. Rimaneste li in piedi, fermi a guardare. Lui era tuo figlio. Solo dopo lo venni a sapere |
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)