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« Billie | le vie dei cardi » |
Post n°381 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da simurgh2
Lester non era il suo tipo. Che non continuasse a fare quella faccia da risentito. Non voleva saperne delle sue prediche. La doveva capire questa storia. Lei non era allora una donna per lui e non lo sarebbe stata mai. Doveva levarsela di dosso quell'espressione che aveva per lei. Va consumata la voce, come la vita Billie inizia a cantare - Il mio uomo non mi ama mi tratta oh, così male. Il mio uomo non mi ama mi tratta male. Lui è l'uomo più terribile che ho mai visto...- La canzone è "Fine and Mellow". Parla di infedeltà. L'aveva scritta lei che, di infedeltà ne sapeva un bel pò. C'è la dolcezza di chi è perduto nei suoi occhi, di chi ha visto e taciuto. Il jazz è musica che conia l'intesa, l'altro da sè, l'empatia. Improvvisa. E sono folgorazioni effimere che il vento un'istante dopo porta via, irripetibili, come un bacio rubato. La perfezione non dura mai, se non nell'istante in cui consuma. Ben Webster attacca a soffiare caldo il suo assolo blues e Billie ammicca, gli fa le moine, come una gatta e vuol far un po dispetto a Lester e al suo muso duro...fanculo và. Lester morirà due anni dopo. Si chiuse nella sua stanza senza parlare piu con nessuno. Stava la a guardare fuori dei vetri la strada, la gente che passava, il suo sguardo perso, la bottiglia in mano. Billie quattro mesi dopo, a 40 anni. Senza un soldo nel suo conto. La cirrosi. In quegli istanti del video, in pochi attimi una vita intera. «Lady Day got diamond eyes, she sees the truth behind the lies». (U2)
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SAINKTO NAMTCHYLAK
I LIBRI SUL COMODINO
-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
Oltre che essere incantata dalla loro musica con queste voci che ti vibrano dentro , sono anche profondamente affascinata dal loro vissuto, dove “una via di mezzo “ non era contemplata nelle loro vite , vissute come “un fuoco che arde “ fino alla fine .
Giorni fa volevo fare un blog su Robert Johnson “il bluesman del diavolo”, ne approfitto per postare qui qualcosa di lui
<<Devo correre, il blues viene giù come grandine. La luce del giorno continua a tormentarmi... c'è un segugio infernale sulle mie tracce.>>
(Robert Johnson, Hellhound on my Trail )
Grazie Simurgh
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Prima dello scambio percorriamo le vie,dedalo di sentieri invisibili, cantando il nome di ogni cosa,piccole cose d'infinita umiltà,branzini castagne pigne di sassi,queste note rimangono sulla terra come una scia,formando una via,una mappa,un'antenna...come le briciole di pollicino insomma,a patto di riconoscerle ci conducono a quel punto di scambio : la distanza fra i due luoghi fino a quel punto è la cifra del pezzo cantato il sublime,
poiesis è creazione
devi vedere,cantare...creare,allora è il codice,seme_radice,la pista,l'orma, la via,lo scambio,la forza,
l'irripetibile che sempre rinnova
Immagino così i nostri cicli di canti,a "ripetere" le nostre assenze :qualche baracca nel deserto,poca è la pioggia,irregolare..luoghi,i nostri,dove muoversi vuol dire sopravvivere..e sentirsi a casa la possibilità di lasciarla,non è a forza il posto in cui ci si nutre ma è dove si "sta",dove si sanno a memoria i rifugi,invincibili dove si è.
Il movimento,il primo,si fa timoroso e vulnerabile,cordone ombelicale da barattare,intenzione, dove l'itinerario dello scambio "è" la via stessa del canto.Quando due vie s'incontrano ognuno canta il suo verso,nella sua unicità
la forza che congiunge non è una reazione,io credo un impluso
è Armonia,lunghi bemolle sposano l'onda di arpeggi e glissando
Se vuoi sangue nuovo devi camminare e fare tappa,diceva quell'uomo che mi ha insegnato a sussurrare ai cavalli,
una sorta di luogo di concepimento,paternità parallela dove posare il capo quando si è stanchi
(tornare dentro)
In fondo il contrario di quello che diceva Pascal che attribuiva la fonte di tutte le nostre sofferenze a non essere capaci di starcene tranquilli in una stanza,salvo lo svago per successiva rovina? Dostoevskij scriveva che per riconoscere la nostra umanità dobbiamo partire abbandonando i legami...credo che il movimento non sia allontanamento nè fuga,piuttosto ricerca di scambi..doni,baratti,la direzione a seguire il lampo del tuono..tu_tun
dove c'è lampo acqua sarà.. br>l'aridità crea l'urgenza,nel balzo il rimbalzo... Così a volte si resta in ascolto,come oche in volo che registrano cori di rane sotto di loro e sanno di sorvolare la palude...come delfini che triangolano,come un cieco che tocca i lati delle cose...come il volo della sterna..che nidifica nella tundra sverna nelle acque antartiche e poi vola di nuovo al nord...
da un vello il filato,nella sua unicità
Così noi come sacerdotesse shamanka risaliamo la corrente al Klin Otto,dentro notti di nebbia e voghiamo a tempo,prima da una parte sola,una battuta a mezz'aria poi via dall'altra,
e tra le dita man_teniamo solo una corda intessuta di perle intrecciata di nodi-segnano il tempo- fino a quando contando quei nodi che ci lasciamo scorrere via tra le dita il verso che stiamo cantando diviene altro da sè,è l'intesa,
avviene lo scambio, il nodo scioglie l'ottavo...
nella sosta il sublime,della vita l'irreparabile
Per tornare,ora,non avremo che da cantare al contrario
Bellissimo post,come sempre qui alla tua baracca.