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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« Il Tramp SteamerUn'ora sola ti vorrei »

Una scarpina tra le foglie dell'Inverno

Post n°414 pubblicato il 15 Marzo 2012 da simurgh2
 

Sopra un cavallo cieco
i suoi occhi interiori mi portano
con un vigore pieno e saldo
su nel sentiero, dove non ero mai stato
Forse lui prima c'era andato da solo 

 

Dal diario dei giorni - 4 marzo 2012

..negli occhi che salgono il sentiero
che scivolano come l'acqua nel fosso
tra le foglie secche del bosco, una scarpina


Una lucertola immobile si confonde nella corteccia
Ti guarda, non si muove, come tutte le cose
Non c'è volontà di capire, guardano solo
e tu guardi loro, come fosse un cenno
con la testa, un saluto tra chi si conosce
e tutto rimane cosi, irrisolto allo stupore
come occhi di bambino che frugano


Sono come libri scritti in una lingua straniera
stanze chiuse a chiave(1)
di cui ti puoi fidare
Non cerchi risposte con cui non sapresti convivere
e che sicuro arriveranno senza che tu te ne accorga
E sarà camminando con gli occhi che s'apre il cammino
Cosi poi, quel giorno, sopra quel sentiero
giunsi in un pianoro, che era stato asfaltato
Avevano costruito un basso capannone
Più in là,. sul margine, scorreva sotto un fiume
Due fiumi che si congiungevano, diventando uno di uno
Sul muro del capannone abbandonbato
era disegnata una storia, strana, incomunicabile.
Eppure c'era un segreto. Una chiave.

(simurgh)

La storia disegnata sul capannone è di ...
Ben pochi credo sappiano esista quella storia la.
Ma di quella storia disegnata sul muro dirò, dirò 

 Se t'imbatti in qualcosa che è mistero,
non è al luogo che appartiene, non lo lasci là.
Lui si insinua nelle intercapedini, lascia tracce;
lui ti segue.   Wittgstein ebbe a dire che
"quel che non si può dire, è necessario tacerlo".
Tra immanenza e trascendenza c'è uno spazio.
Ecco, a me, tante volte piace stare la in mezzo.
Il mistero non chiede risposte. Sei tu a cercarle. 
Quel giorno ebbi a che fare con il mistero,
con la premonizione, con il sortilegio e l'amore. 

Dietro cose cosi, tante volte nascono, palpitano
e fluiscono le molle di quel gioco impreciso
le cui regole mutano ad ogni istante e che
viene convenzionamente chiamato destino.

Chi sei tu, incomprensibile: tu, spirito
Come puoi conoscermi al punto 
da cogliermi nell’istante e nel luogo in cui sto?
Tu che rendi così interiore a me (come fossi acciecato)
ciò che ho dentro, al punto 
da farlo perfetto nella forma e nel movimento?
L’amante che strappa a sé una donna,
non la tiene realmente vicina; tu solo sei la vicinanza.
(Rilke)

(1) Rilke

 

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Commenti al Post:
claudia.sogno
claudia.sogno il 16/03/12 alle 00:03 via WEB
Petit pain de mur jaune incanta Bergotte
quel muretto di Vermeer diventato di Proust il mistero...
di una bellezza che basta a se stessa,ai suoi occhi apre rivela,
manifesta quanto "non è manifesto"
quanto di solito non appare,
non chiede di esser spiegato o definito ma solo nominato.
Quella scarpina tu prova a metterla con la testa in giù..
è un urlo,un richiamo?
E' figurazione che corrisponde alla nominazione delle cose,
la chiave,il segreto di Ettore la profezia
ed è ancora tutto da dire
"unavoltapersempre ci mosse"..il destino
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
simurgh il 16/03/12 alle 14:51 via WEB
[...] la perfezione non interessa in eterno. Una volta abituati a essa, la nostra emozione si spegne, e ci sentiamo allora attratti dallo strabiliante, dall’inatteso, dall’inaudito. (E H Gombrich)
E' un pò quanto succede, in scala qua nel post, per come si è strutturato, un corto viaggio sentimentale, di questo se ne è preso un lembo alla edgar allan poe, affascinati dal mistero che nello sguardo si cela, nasconde, cerca parole per nominarlo. Un capannone, due fiumi, un sentiero, una porta, un riflesso su un vetro rotto, la storia sul muro, una scarpina di bambino tra le foglie, il rumore dell'acqua. Prendi un dettaglio, come quel lembo di muro giallo di Veemer, che Prout (Bergotte) contempla nella Veduta dei Delfi e, mentre ossessionato lo contempla ripetutamente, Bergotte (Proust) muore e vien colto da un malore con quel muretto negli occhi, il suo ultimo sguardo. Nel quadro poi non c'è un muretto giallo, ma solo la bellezza che "ai suoi occhi apre e rivela". Il "quanto non è manifesto". E cosi metterò il video della storia disegnata da Ettore Tomas, senza aggiungere parola. Che ognuno, se vuole ne trovi la chiave. A me ci vorrà del tempo ma tornerò a scriverci sotto qualcosa. A meno che non capiti qui proprio quell'Ettore Tomas, a svelarci il suo incubo Freudiano.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
simurgh il 16/03/12 alle 15:24 via WEB
Il reale e visibile, uguale agli occhi, assume poi valenze singolari, soggettive, trasformandosi in eccessi di realtà,. Attraverso una quantità infinita di tocchi e ritocchi visivi che la mente compie in un secondo e allora il paesaggio si trasforma, lo ridipingi attraverso le singole sensazioni. Questo non succede solo quando sei la e ciò che vedi è davanti ai tuoi occhi. La realtà è un archivio che il tuo sguardo seleziona, cataloga, trasforma e riformula. Ridispone poi nella tua testa, assegnando significati e priorità. Prima che al video aggiungessi quella canzone, si sentivano i miei respiri, il loro grado e frequenza, dei commenti sottovoce, il vento leggero, il fruscio del fiume, altri battiti di cuori che si spostavano in giro la, in quel pianoro asfaltato. Un apparente silenzio. Il silenzio è un legame, un dialogo con gli elementi. Mi piace pensare che nasca, la parola, da quella prima esse di silenzio, da una sssss prolungata, che interrompe, che chiama a raccolta, a raccoglimento dentro di sé per sentire di piu quel che è fuori. E’ solo la testa, ed è quella la cosa piu difficile, di farla tacere. Ecco, mi son perso
 
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-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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