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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
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Li tenevo chiusi ancora, trattenendo il bulbo come un pesce in fondo ad una pozza che si gode il sole, immobili dietro il loro sipario cercando di rievocare le dita che li avevano chiusi. Stamattina non volevo aprirli, come se tutto potesse restare dietro le palpebre, come un vento leggero tra l'erba tenerli. Immaginarle le dita, il tocco che posa, invernate d'estate che par primavera e poi ancora inverno d'estate, e la pelle del dito, le impronte disegnano un labirinto dove inoltrarsi e non puoi aprirli gli occhi, devi solo sentire, ascoltarle le dita, il loro braille che suona. Le premevi appena, con inconsistenza, come una cosa frugale da non badarci, però a me sembrava non fosse altrimenti. Tienimmi la dietro, mi hai detto con il tuo braille fatto di labbra. Li tenevo chiusi e tu eri la, ancora, con le dita sulle palpebre, sentivo. Non mi fidavo però. Mi guardavi, sentivo. Eri in piedi. Perchè? Sorridevi. Ho fatto finta di niente. Si sentiva un elicottero passare li fuori nel cielo. Poi ti sei messa a ridere. Che c'è? Eri bella, splendente. Io allora ho stretto le labbra. Facevo le rughe e tu prendevi un pò paura però. Se non ti guardo, tu sai che perdi man mano energia. Lo sentivi. Guardami dai, sembravi dire. Io ogni tanto, scoprivo una piccola fessura, un appena invisibile. Un vederti da dietro che non passava neppure in quella crepa negli occhi, le ciglia impastate. Quando è cosi dovremmo scappare, mi hai detto. Scappare uno dall'altro. Se lo sapevo prima, mi hai detto, se lo sapevo, scappare per non incontrarsi, neanche la prima volta, niente, neanche incontrarsi. Ma ho paura ormai, dicevi, ho paura che sia tardi. Non c'è niente da fare, ormai. Ormai è tardi!
Vedi poi?
Io li ho tenuti chiusi gli occhi
Ogni tanto appena una sfesa (fessura)
Tu dicevi ma daiiii
Mi dicevi perdo potenza
Poi, pian piano ti ho visto diventare cosi
Mi guardavi con tenerezza
Sembrava capissi
Dovevamo fuggire ma ormai
Ormai è tardi
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SAINKTO NAMTCHYLAK
I LIBRI SUL COMODINO
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-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)