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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
« Un altro Ohran | diario dalla palude » |
Un dettaglio viene a sconvolgere tutta la mia lettura; è un mutamento vivo del mio interesse, una folgorazione.
A causa dell’impronta di qualcosa, la foto non è più una foto qualunque.
Questo qualcosa ha fatto tilt, mi ha trasmesso una leggera vibrazione.
(Roland Barthes, La camera chiara. Note sulla fotografia)
Quà, il cosidetto poeta, intende parlare di un sasso che ci aveva messo un milione di anni per arrivare sul fondo di un laghetto, dalla montagna da cui si era staccato per farsi la sua vita, e dal laghetto risalire fino alla riva. Riflette sul potere dei giganti e dei draghi sulle cose inermi
Trygve Seim and Andreas Utnem - KYRIE
Il sasso
Millemilemila e poi ancora millemila
ci avrà messo quel sasso a raggiungere la riva
A risalire dal fondo con ignobile, testarda pazienza, l'ardore
e raggiungere la luce con l'ambizione di ridiventare montagna
Ma non una montagna cosi. Un Ararat voleva diventare
Pian piano, s'era detto. Non ho mica fretta
Fin da piccolo, quando ancora era montagna di roccia
Sfatta dal vento, dall'acqua, dal temperamento
Prima di staccarsi dal cordone materno, già sapeva
Il suo destino era ridiventare montagna. Un Ararat voleva
S'era portato su anche due sasse. Non si sa mai
Doveva fiondarle, ardire la copula, farle crescere sassetti
riempire di ghiaino un intero piazzale, un cortile, una piazza
Aveva aspettato ere geologiche, mica età di passaggio.
Un sasso non è che abbia fretta. Non gli prende la usma
Era un bel sasso lui, dentro il laghetto. Levigato, tondetto.
Era uno che aveva studiato. Alta considerazione per lui la sotto.
Le sasse se lo contendevano da ferme sbattendo le ciglia vibratili
Finchè un giorno, non si sà come ma insomma per finire la storia
i tre sassi, il sasso, due sasse si trovano sulla riva scoscesa del laghetto
E arrivi tu, con le tue idee per la testa, di lanciare questi sassi
per chissà quale rito o espressione poetica e li prendi su
Un sasso, due sasse e li lanci nel laghetto, per sentire il pluf!
e sapere che vanno sul fondo, per amore del gesto, del lancio, del volo
Quel sasso bello, tondetto, ammirato che ci aveva messo milioni di anni
per arrivare dalla montagna al fondo di quel laghetto ecco
Ecco, per un chissà che cosa in una domenica di noia vien preso su
e lanciato nell'acqua. Per infrangerne lo specchio. Potevi prendere un rasoio.
Quanti ne ho lanciato io al di la del fiume solo per diventare un campione
Perché ci fa paura quando dicono
le pietre cosa siamo ancora prima
di noi. Prossime a noi ma più vicine
a noi che a loro ritorniamo sempre.
( Aldo Nove)
" E se gridano gli alberi, se i monti
ci parlano questo vorrei imparare:
ad ascoltare senza interpretare.
Altra pietà non c'è, non c'è pregare"
(Aldo Nove)
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SAINKTO NAMTCHYLAK
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-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)