Creato da sinistracologno il 18/02/2007
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«Studiato in tutto il mondo, tu sei stato quasi dimenticato in Italia. Forse oggi anche la sinistra italiana non ama più il pensiero, forse anch'essa è salita sul carro della cultura intesa come esibizione e spettacolo»  - [GIULIANO GRAMSCI - lettera al padre Antonio Gramsci]

 

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IL CASO MORO

16 marzo: alle ore 9,15 un commando di brigatisti rossi (composto secondo le risultanze dei processi, da nove persone più una vedetta) tendono un agguato in via Mario Fani ad Aldo Moro, Presidente del Consiglio nazionale della DC, mentre va a Montecitorio per il dibattito sulla fiducia al 4° governo Andreotti, il primo governo con il sostegno del Pci. In pochi secondi i brigatisti uccidono i due carabinieri che accompagnano Moro e i tre poliziotti dell'auto di scorta. L'on. Moro viene caricato a forza su una fiat 132 blu. Poco dopo, le Brigate Rosse rivendicano l'azione con una telefonata all'Ansa...

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Post N° 106

Post n°106 pubblicato il 19 Ottobre 2008 da sinistracologno

Basta Embargo USA contro
Cuba!

 

Il prossimo 29 ottobre
l'Assemblea Generale dell'O.N.U. voterà per l'ennesima volta la condanna
dell'Embargo USA contro Cuba.

 

Probabilmente, come negli ultimi anni, il voto
contro l'embargo sarà schiacciante e gli USA rimarranno isolati nella loro
politica di aggressione contro Cuba.

 

Nella retorica politica contro la Rivoluzione
cubana, spesso si sostiene che l'Embargo USA è solo un pretesto del governo
rivoluzionario per mantenersi al potere.

 

Non potendolo chiedere a Maria, Felix, Olivia...,
vista la loro tenera età (vedi articolo sotto),
potremmo chiederlo ai loro genitori ed alle autorità cubane se siamo di fronte a
retorica o, invece, a limitazioni ed impedimenti commerciali dovuti all'Embargo
USA (Bloqueo) i cui effetti, oltre a limitare la crescita economica dell'Isla
grande, colpiscono i più bisognosi (alla faccia dei diritti umani).

 

Negli ultimi 15 anni l'embargo USA contro l'Isla,
dalla caduta dell'ex Unione Sovietica,  si è rafforzato arrivando a colpire
anche i cubani emigrati negli USA. 

 

Nonostante ciò, la Rivoluzione cubana cerca di
garantire a tutti, pur essendo un paese del sud del mondo aggredito dagli USA da
50 anni, tutto ciò che riesce partendo dai più deboli (sanità, lavoro,
istruzione, casa, etc..).  Info documentate e depositate all'ONU sull'Embargo
USA contro Cuba: http://www.cubavsbloqueo.cu/

 

L'Europa e l'Italia
devranno sviluppare un'azione diplomatica concreta sul futuro presidente degli
Stati Uniti affinchè metta nella sua agenda di governo l'abolizione, senza
condizioni, del Bloqueo contro Cuba, esattamente come chiede l'assemblea
dell'O.N.U. da oltre 12 anni con voto favorevole dell'Italia e di tutti gli
stati dell'Unione europea. 

 

A tutti i democratici, partiti progressisti e
della sinistra, alla società civile l'invito a costruire una grande movimento di
pressione per chiedere la fine dell'embargo USA contro Cuba.   Se non ora,
quando?? 

 

FIRMA L'APPELLO CONTRO
IL BLOCCO DEGLI STATI UNITI A CUBA:
   http://www.italia-cuba.it/associazione/segreteria/adesioni.asp

 

Vi invio un articolo di un
giornalista cubano, DEISY FRANCIS MEXIDOR (sotto riportato), che racconta gli
effetti dell'embargo sulla popolazione cubana, in particolare i bambini.
L'articolo è tratto da
www.cubasocialista.cu  e da me tradotto (scusatemi per la
qualità).

 

Articolo originale, in spagnolo:   Latidos del corazón    (Battiti del cuore) 

 

Un invito ai media
italiani affinchè il voto dell'assemblea dell'ONU contro l'embargo USA trovi
finalmente il meritato spazio informativo.
 

 


 
 
 

Post n°105 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da sinistracologno
Ecco l'opposizione dei comunisti!


La manifestazione dell'11 ottobre è stata un successo: tantissime
bandiere
rosse, del PdCI e del PRC insieme, per un unico e chiaro
messaggio: "Unità di
tutti i comunisti nelle lotte, unità tra i due
maggiori partiti della
Sinistra". Realisticamente hanno partecipato
almeno 200 mila persone: una
manifestazione di queste dimensioni è
stata indecorosamente oscurata e
ignorata dai mezzi di disinformazione
di massa quali i telegiornali del primo
e secondo canale, e
derubricata in secondo piano da quotidiani quali "La
Repubblica" e "Il
Corriere della Sera". 

I Comunisti c'erano, erano molto più
numerosi di
Di Pietro (anche se le due manifestazioni hanno giustamente
convissuto
pacificamente e collaborato sulla questione delle firme per
il
Referendum sul Lodo Alfano) e meritavano un servizio di primo piano.
Si
vede che la democrazia dell'informazione in questo paese si applica
solamente
quando si devono conteggiare i voti dei parlamentari in
Commissione di
Vigilanza Rai, lottizzata dalle forze presenti in
Parlamento. Sapendo
benissimo che nulla si poteva chiedere al PDL, da
parte dei parlamentari PD
ci saremmo aspettati un rispetto della
democrazia della quale si
autoproclamano portatori, ma si vede che una
vera opposizione di Sinistra gli
risulta scomoda in termini elettorali
e di poltrone. Allora diciamo pure "w
la Democrazia": si, ma quella
vera.

Luca Rodilosso - Resp.
Organizzazione FGCI MIlano

 
 
 

Post N° 104

Post n°104 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da sinistracologno

Travaglio a CheTempoCheFa (10maggio2008)

http://www.youtube.com/watch?v=3Pyc_GMHrMY


Un piccolo barlume di libertà di informazione e schiettezza all'interno del mondo della televisione.
La reazione è stata ovviamente di indignazione, stupore e sdegno, alla coraggiosa uscita di
Marco Travaglio.

Ma non si tratta di indignazione popolare ma altresì proveniente dai vertici RAI i quali, 
coordinati dalle forze politiche, hanno immediatamente deciso di condannare 
l'atteggiamento del giornalista torinese, prendendo le distanze e scusandosi con il pubblico a casa.

Sinistra Cologno ringrazia invece Travaglio per questo brillante e incisivo intervento.

 
 
 

Post N° 103

Post n°103 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da sinistracologno

http://www.pandoratv.it/index.php


Pandora vuole diventare uno spazio di informazione indipendente in onda sulla TV satellitare, su reti regionali e sul web.



Pandora nasce dall'impegno di professionisti della comunicazione che si
battono da sempre per la libera informazione, ma Pandora è aperta alla
collaborazione di tutte le persone che hanno qualcosa da raccontare.



Pandora è il punto di partenza e di arrivo di una rete di contatti che
attraversano l'Italia e che si collegano con molti angoli del mondo.


Pandora non è il megafono di qualcuno o per qualcuno, Pandora vuole dare voce a chi non ce l'ha.


Per questo Pandora può vivere solo grazie al sostegno di tutte le persone che si riconoscono nel progetto.



Pandora vuole proporsi come esempio autentico di televisione di
servizio pubblico, cioè una televisione che risponde ad un unico
editore: i suoi telespettatori, a partire da tutti quelli che hanno
deciso di sottoscrivere un "abbonamento volontario", non solo per se
stessi, ma anche per tanti altri che nemmeno conoscono.


Non
appena saranno raccolte le risorse necessarie per realizzare la prima
stagione, Pandora metterà in cantiere un programma televisivo
settimanale di circa 90 minuti e un notiziario quotidiano sul web e sul
satellite.


Per
tutto questo, ti chiediamo di partecipare al progetto Pandora
inviandoci la tua adesione: così potremo sapere quanti siamo e tenerti
sempre al corrente della strada fatta e delle prossime tappe. E ti
chiediamo di parlare di Pandora con tutte le persone che possono essere
interessate: non abbiamo risorse per grandi campagne pubblicitarie, la
nostra forza si basa solo sul passaparola. E soprattutto ti chiediamo
un aiuto concreto: anche il tuo contributo può fare la differenza. E
far diventare Pandora una voce diversa a "portata di telecomando"... 

 
 
 

Post N° 102

Post n°102 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da sinistracologno

GELMONTI. NOTE DI
MILITANZA SOCIALE.




   Invece di Gelmini in
Collegio

pare che abbia detto
Gelmonti.



 Non so. Non ricordo.



Però, se davvero è
successo,



il lapsus è perfetto.



 

LA MAESTRA A PORTA A PORTA



 



 



L’avesse fatta parlare, gliele avrebbe dette e ridette di
santa ragione, gliele avrebbe spiegate a dovere con la pazienza di Giobbe. Mi
riferisco alla maestra romana, in studio lunedì notte con la sua classe a Porta a porta.



Vespa, il chierico del governo in carica, l’ha tirata in
ballo soltanto due volte e tutte e due è rimasto disorientato. S’aspettava
risposte di conferma e, invece, tranquilla e sorridente, la maestra ha mandato
in soffitta le propensioni ideologiche del conduttore.



La prima volta le ha chiesto se i suoi alunni, quando varca
la  soglia dell’aula, scattino in piedi.
«No», ha risposto con calma e sicura di sé la bella e brava maestra, «non lo
fanno perché a scuola non è necessario rispettarsi in quel modo». Non è,
infatti, una direttrice d’orchestra abituata al cerimoniale degli orchestrali
che, dovendo dare spettacolo a teatro o in una pubblica piazza, s’alzano in
piedi; né è caporale di una squadra. Dai bambini si aspetta che abbiano fiducia
in lei, che imparino a dirle buongiorno, che le raccontino le loro paure e i
loro sogni notturni, che le diano la mano e, magari, le gironzolino intorno.



La seconda, quando ha spiegato ad un ammutolito
(finalmente!) conduttore che no, lei proprio non vorrebbe rivestire il ruolo di
“maestra unica”. I bambini oggi, anche i cosiddetti normodotati, non hanno
bisogno di insegnanti unici, ma di persone che sappiano effettivamente
prendersi cura di loro, istruirli ed educarli. Se tre maestre su posto comune
lavorano collegialmente in due classi, questo lavoro di cura riesce meglio.
Perché, ad esempio. durante la compresenza, - 
per la signora Ministra è uno spreco - 
è possibile attivare progetti di recupero e seguire, in piccoli gruppi,
bambini che, pur non essendo certificati (non avendo, cioè, una diagnosi di
handicap), rimangono indietro negli apprendimenti. Sì, proprio così, dott.
Vespa, la compresenza, se ben usata, non è uno spreco. Le maestre non sono due
autisti che stanno sullo stesso tram: uno alla guida e l’altro a girarsi i
pollici. Ma stando insieme, per quattro ore alla settimana (o giù di lì), possono
dividere la classe in piccoli gruppi e individualizzare il loro insegnamento.
Le brave maestre – quelle come Montessori – non rivolgono più le loro lezioni
ad un astratto “scolaro medio”, ma a Bruno, a Silvia, a Enrico, a Maria
Stella…Ognuno/a con i suoi bisogni singolari, con i suoi ritmi di
apprendimento, con il suo stile cognitivo, con i suoi livelli di autostima, con
la mappa in costruzione dei suoi saperi, delle sue conoscenze e delle sue
abilità. Ma esigenze così importanti e osservazioni così semplici, il
conduttore governativo, il ministro Tremonti e la Gelmini che ripeteva,
tirata come non mai, la lezioncina sullo “stipendificio”, non potranno capirle,
preda come sono del loro delirio ideologico: «Maestro unico, libro unico, voto
unico sono parte di un progetto che io sento e vivo e sintetizzo con Dio,
patria e famiglia.» Parole  al Corriere della Sera di Tremonti, parole
del ragioniere unico e trino.



Un tempo, questo dispositivo ideologico aveva un nome:
fascismo.







 



PREMI
E RICONOSCIMENTI SOCIALI            



 



Sempre a Porta a porta,
la Gelmini
che sembrava, ha ragione mia figlia!, la signorina Rottermaier, verso la fine,
invitata dal parroco massmediale, ha scritto sulla lavagna 7.000 euro lordi. E’
la “premialità”,  così l’ha chiamata, che
verrà riconosciuta ai docenti nel 2012, a operazione di macelleria sociale
terminata. Insomma, dopo aver disoccupato d’ufficio, nel triennio
2009-2011,  più di 150.000 persone (tra
docenti e non docenti) e aver risparmiato più di 8 miliardi d’euro, ne restituisce
2 al 30% dei docenti “meritevoli”. Sulla pelle dei loro colleghi  precari, finalmente avranno un po’ di
gratificazione economica e riconoscimento sociale. Perché, come ha spiegato il
direttore-giornalista, convocato in suo soccorso, Vittorio Feltri, il denaro
non è tutto nella vita, ma qualcosa fa. Settemila euro lordi sono, nel 2012
(campa cavallo!), all’incirca 200 euro netti al mese. Coi tempi che corrono,
meglio che niente. Ma a quale prezzo? 
Che possano poi dare riconoscimento sociale è semplicemente ridicolo.



Ai signori del salotto televisivo, bisognerebbe ricordare
che queste categorie intellettuali non hanno mai avuto grandi riconoscimenti
sociali, neanche al tempo del maestro unico. Io che ne ho avuto  uno bravo, tra gli anni Cinquanta e Sessanta,
lo ricordo con le toppe ai gomiti.



In una società agricola e con  alti tassi di analfabetismo, il maestro
scriveva anche le lettere ai contadini, sbrigava pratiche burocratiche,
compilava per loro bollettini di versamenti. Era “uomo di penna” di cui si aveva
bisogno e come tale lo si rispettava.



In quel periodo poi saper scrivere e, in generale, la
cultura letteraria e scientifica erano percepiti come privilegi e momenti di
emancipazione sociale. Ma oggi che si esiste solo se si appare in televisione e
che molti papà e mamma, per fortuna, 
hanno il loro sudato o non sudato diploma, il bisogno di rivolgersi
rispettosamente alla maestra dei propri figli non viene avvertito. I conduttori
televisivi le guardano dall’alto in basso. Anche in situazioni drammatiche,
come quella di vedersi tagliare proditoriamente 150 mila posti di lavoro,  non si dà loro neanche la parola come capita,
ad esempio, ai piloti e alle assistenti di volo.  Le  si
invita nei salotti per fare al massimo le belle statuine.



I genitori, quando va bene, le trattano da pari a pari. Il
più delle volte, però, “precarizzati” dall’attuale mercato del lavoro, le
guardano con invidia e le considerano delle privilegiate. Cosa vogliono dalla
vita? Lavorano soltanto una ventina d’ore alla settimana e si fanno due mese di
ferie. Meglio di così! Io non ho mai sentito i miei genitori criticare il
maestro che si faceva 4 mesi di ferie (ai miei tempi la scuola cominciava il 1°
Ottobre e chiudeva nei fatti il 31 Maggio).



Se poi ci si mette pure Brunetta a dare in pasto alla
cosiddetta opinione pubblica, in un sol fascio, i “fannulloni”di Stato, capirai
quanto riconoscimento sociale potrà riversarsi sugli insegnanti. Già c’è chi
vorrebbe insegnare alle maestre a fare le maestre. Se, dopo una laurea in
scienze della formazione (questo è il titolo di studio oggi richiesto per
insegnare nelle scuole elementari), ci si mette pure Tremonti a diffondere
pillole di docimologia e populismo pedagogico spicciolo, il discorso è chiuso.
Altro che riconoscimento sociale! Questa intellettualità ritenuta “bassa”,
questi strati popolari, quasi tutte donne, verranno semplicemente schiacciati.



Il fatto triste è che certi non capiscono che schiacciare le
proprie maestre è come schiacciare i propri figli, è dare loro meno futuro. Una
scuola primaria (e dell’obbligo) più povera produrrà quasi



certamente un futuro più povero per le giovani generazioni.



 







TREMONTI
DOCIMOLOGO



 



In un articolo destinato a diventare una pagina memorabile
dell’ideologia sfascista della Destra italiana, l’economista barone Tremonti,
dopo aver sostenuto che un «ritorno al passato e all’800» può essere indizio di
un «nuovo futuro» (incredibile, ma vero!), si è prodotto in un insieme di
proposizioni psico-pedagogiche al cui confronto quelle di mio padre (contadino)
erano di una complessità, raffinatezza ed eleganza insuperabili. Tanto i
contadini sapevano essere astuti ed intelligenti e, all’occorrenza, tacere
quanto gli economisti alla Tremonti sanno essere presuntuosi, arroganti e
sproloquianti.



Ma ecco un assaggio di pensieri populisti del professore in
cattedra improvvisatosi, per l’occasione, docimologo e psico-pedagogista: «Il 68 ha portato via i voti
sostituendoli con i giudizi. I numeri sono una cosa. I giudizi sono una cosa
diversa. I numeri sono una cosa precisa, i giudizi sono spesso confusi. Ci sarà
del resto una ragione perché tutti i fenomeni significativi sono misurati con i
numeri. Un terremoto è misurato con i numeri della scala Mercalli o Richter. Il
moto marino è misurato in base alla scala numerica della “forza”, la
temperatura del corpo umano ancora in base ai “gradi”. La mente umana è
semplice e risponde a stimoli semplici.» (Corriere
della Sera,
22/8/2008).



Ognuna di queste affermazioni è falsa o incompleta. La
prima, ad esempio, è falsa. Il Sessantotto non ha portato via i voti. Nella
scuola elementare sono stati sostituiti dai giudizi nel 1977 con la legge 517,
scritta e approvata da quel fior fiore di sessantottini che erano ministri e
onorevoli democristiani dell’epoca. Questo segmento scolastico, comunque, sia
pure con la valutazione espressa in giudizi, era e continua ad essere
d’eccellenza, ai primi posti delle classifiche internazionali. Mentre la
situazione della scuola media superiore e dell’Università, dove forse il barone
Tremonti insegna e dove la valutazione espressa in decimi o in trentesimi non è
mai stata abolita, è semplicemente disastrosa. Il voto, quindi, c’entra come il
classico cavolo a merenda.



Che i “numeri” e i “giudizi” siano una cosa diversa è una
scoperta degna di monsieur La
Palisse o, come avrebbe detto mio padre, dell’acqua calda.
Non so, però, se a Tremonti sia mai capitato tra le mani una scheda di
valutazione delle scuole elementari o medie inferiori. Relativamente alle
discipline i giudizi sono espressi con gli aggettivi seguenti: insufficiente,
sufficiente, buono, distinto, ottimo. Siamo, come pure un economista potrà
capire, di fronte ad una successione di valori. L’unica differenza è che si sta
utilizzando una scala ordinale, invece che cardinale. Davvero il Ministro crede
che i genitori e i ragazzi non capiscano cosa voglia dire “sufficiente” in
Italiano?



Quanto alle scale dei terremoti, oltre ai numeri dei “gradi”
(scala Mercalli) o della “magnitudo” (scala Richter), esse classificano
“caratteristiche” (la prima) o “energia in joule” (la seconda) e descrivono
“effetti” (sempre la prima) o “eventi umani e naturali” (ancora la seconda).
Così, ad esempio, per la scala Mercalli un terremoto di grado IX è “rovinoso” e
comporta il “crollo di alcune case”, “l’apertura di voragini nel terreno”, “lo
scoppio delle tubazioni”. Sono nato in Irpinia e di terremoti, modestamente, me
ne intendo!...Nel caso specifico Tremonti rappresenta per l’economia del nostro
Paese e della nostra istruzione un terremoto di grado XI: è molto disastroso.



E con ciò si spera che il barone abbia capito la differenza
tra “misurazione” e “valutazione” e tra diversi tipi di scale.



Conclusione: «La mente umana è semplice e risponde a stimoli
semplici». Sì, forse quella di Tremonti. Ammesso che sappia di cosa stia
parlando.







 



DON
MILANI E IL NULLISMO DEL SESSANTOTTO



 



Sempre nella trasmissione di Porta a Porta di lunedì 22 settembre, fra una girandola e l’altra
di cifre, allo spettatore è stata offerta una scheda (si chiama così), di
maestri unici (nel senso di esemplari). Fra questi, il priore di Barbiana, don
Lorenzo Milani. Toh, ho pensato, il nullista!



Perché Tremonti, che accusa di “nullismo” il Sessantotto,
sicuramente saprà che Lettera ad una
professoressa
è stato il libro più letto, amato, vissuto e praticato dalla
generazione contestatrice del Sessantotto. Parlo di quella italiana.



La cosa incredibile e che, per certi versi, fa specie, è
vedere come tutto fa brodo nel frullatore televisivo. Così si decontestualizza
l’operato di figure come Montessori, Manzi, don Milani e lo si ricontestualizza
portandolo a sostegno di tesi che vanno in tutt’altra direzione (destra), hanno
tutt’altro colore (nero) e sapore (olio di ricino).



Che c’entra la pedagogia scientifica e l’attenzione alle
differenze individuali della Montessori con la voglia di distruggere la scuola
statale della Gelmini? Che c’entra l’attenzione agli analfabeti e agli ultimi
di Manzi con la volontà di restaurare ottocentesche gerarchie sociali di
Tremonti? Che c’entrano le riforme proposte dai ragazzi di don Milani per la
scuola dell’obbligo con la litania sul “merito”della ministra (che poi, si sa,
non disdegna sedi di concorso più facili)?...Nulla, ovviamente. Ma, quando
nelle alte sfere governative e delle lobby interessate, si è deciso,
pregiudizialmente, che bisogna scippare agli italiani la scuola primaria, i
chierici della propaganda televisiva devono adeguarsi e tutto deve servire allo
scopo. Facimme ammuina!...si dice a
Napoli. Confondete le idee, intorbidate le acque. Oggi  la
TV e il sistema mass-mediale serve a questo.



Per i giovani allora e per quelli un po’ più anziani ma
smemorati, l’invito è a  riaprire il
libro dei ragazzi di Barbiana. A rileggerlo dalla prima all’ultima pagina.
Qualcosa non va, ma la sostanza rimane attuale. Per esempio, ecco, a pagina 80,
le riforme che proponevano:



«Perché il sogno dell’eguaglianza non resti un sogno vi
proponiamo tre riforme:



          I – Non
bocciare.



          II – A
quelli che sembrano cretini dargli la scuola a pieno tempo.



          III – Agli
svogliati basta dargli uno scopo.»



Qualcuno sa dirmi cosa c’entra tutto questo con la segheria
sociale del duo Tremonti-Gelmini e con la propaganda tutta ideologica della
divisa, del voto di condotta, ecc. ecc.? Nulla di nulla. E il perché si sa. E’
difficile trovare a destra maestre e 
maestri esemplari dalla parte dei deboli e degli ultimi. I loro uomini e
le loro donne stanno sempre dalla parte dei più forti e degli arrivisti.



 







 



 



LA SCUOLA DEGLI ARRIVISTI



 



La scuola che ama Gelmini è stata efficacemente descritta
nelle pagine di Lettera ad una
professoressa
. E’ quella “normale” degli arrivisti:



 



«Anche il fine dei vostri ragazzi
è un mistero. Forse non esiste, forse è volgare.



Giorno per giorno studiano per il
registro, per la pagella, per il diploma. E intanto si distraggono dalle cose
belle che studiano. Lingue, storia, scienze, tutto diventa voto e null’altro.



Dietro a quei fogli di carta c’è
solo l’interesse individuale. Il diploma è quattrini. Nessuno di voi lo dice.
Ma stringi stringi il succo è quello.



Per studiare volentieri nelle
vostre scuole bisognerebbe essere già arrivisti a 12 anni.



A 12 anni gli arrivisti son
pochi. Tant’è vero che la maggioranza dei vostri ragazzi odia la scuola. Il
vostro invito volgare non meritava altra risposta.» (pag. 24)







SONDAGGITE
E PASSAPAROLA



 



Il giorno dopo la trasmissione di
Porta a porta, una maestra allarmata
mi fa:



«Ma hai visto che sondaggi
“bulgari” a favore delle proposte di Gelmini?...»



«Fregatene!...» le rispondo.



«Il 68% degli italiani è a favore
del maestro unico e io devo fregarmene?...»



«Sì, devi fregartene!... I
sondaggi sono strumenti di costruzione del consenso. Vogliono farci credere che
siamo minoranze ostinate, demoralizzarci, costringerci ad abbassare la guardia.
Tanto per dirtene una, il giornale della Confindustria, Il Sole 24 Ore, lunedì 15 settembre 
pubblicava un altro sondaggio secondo cui gli italiani bocciano il
maestro alle elementari con un secco 4 e mezzo. Anche il ritorno del grembiule
non è che sia vissuto con un grande entusiasmo. L’apprezzamento è appena 5. Il
ritorno dei voti nelle scuole elementari e medie 5,5.  E’ vero che si può cambiare opinione da una
settimana all’altra, ma non esageriamo. Il fatto banale è che quel giornale lo
leggono pochissime persone, mentre Porta
a porta
viene vista da una platea molto più ampia. Allora si usa  il sondaggio e  la
TV per spostare opinione…Profezia che si auto-adempie.»



 «Davvero è così?...»



«Ma certo!...Non scoraggiarti! Tu
resta ferma nelle tue opinioni e continua il passaparola.»



Ha ragione Baudrillard pensavo,
alla fine, tra me e me: «I cittadini sono sondati così spesso che hanno perso
ogni opinione.»



Ecco, all’inizio del terzo
millennio, lo scopo della cosiddetta governance: farci perdere ogni opinione, renderci
docili, servili e…capitalisticamente produttivi.



 



 







 



DECISIONISMO
E RESISTENZA



 



Guardando la maestra tenuta in
silenzio nel salotto di Vespa, pensavo al Sud. Non solo perché moltissimi
insegnanti provengono da quelle regioni e sono stati offesi arrogantemente da
una ministra; pensavo al Sud perché, come ha sostenuto in un recente articolo,
l’opinion maker Galli Della Loggia,
il Sud è silenzioso. «E santo cielo lo zittite! Non l’ascoltate! Non lo fate
parlare!» Mi dicevo, commentando rabbioso. E riandavo con la mente alla
discarica che vogliono allestire in Irpinia, sul Formicoso, tra Bisaccia e
Andretta. Pensavo allo scempio che vogliono fare di una terra già tanto
martoriata, alla difficoltà di far valere le proprie ragioni, di “bucare” la cortina
di menzogne e smog sociale diffuso nei mass-media. Durante l’estate ho
sperimentata questa difficoltà insieme ai miei amici e compaesani. Per avere un
articolo sulle pagine nazionali dei quotidiani si è dovuto mobilitare Vinicio
Capossela. Per il resto, niente. Indifferenza, silenzio assoluto.



Ecco, ormai penso che i governi
siano in guerra con le popolazioni, con i ceti sociali medio-bassi, con gli
umiliati ed offesi: ora contro gli immigrati con la scusa della sicurezza,
qualche giorno dopo contro le popolazioni di paesi semi-abbandonati e qualche
altro giorno dopo ancora contro le maestre di scuola elementare,
intellettualità  notoriamente “bassa” che
non ha baroni e lobby in paradiso. E’ in atto una vera e propria “guerra
sociale”, una pervicace volontà di portare oppressione, paura, morte.



Quando si definisce un territorio
“d’interesse militare” (o giù di lì) come si è fatto col decreto sulla
sicurezza è come se si dichiarasse l’intenzione di volerlo conquistare e
riservare ai propri fini, che non sono quelli delle popolazioni o degli strati
sociali interessati, ma di quel “complesso industriale, finanziario e militare”
che ci governa. Sappiamo che intorno agli inceneritori girano lobby
affaristiche.



Sappiamo che con la scusa di
assicurare salute e igiene alle popolazioni si costruiscono termovalorizzatori
e si allestiscono discariche per 
alimentare l’economia legale ed illegale dei rifiuti. Questo, anche
quando, argomenti alla mano, un’altra politica è possibile: ridurre l’ingombro,
differenziare, riciclare, ecc.  Un’altra
politica dei rifiuti o un’altra politica della scuola. Ma l’altra politica  non si fa. 



Si preferisce la logica
commissariale (o dittatoriale?) dell’emergenza. Si interviene con decreti di
urgenza, quando si sostiene che vi sono masse di rifiuti accumulati per le
strade. Ma si interviene  con decreti di
urgenza anche quando non c’è nessuna urgenza. Si torna al “maestro unico”, come
se ci fosse in atto un alluvione o un terremoto. Tutto ciò non può non
preoccupare ognuno di noi. Asor Rosa nel mese di agosto, in suo articolo parlò
di “fascismo”. Non so se esagerava. 
Certo è che il piglio decisionista del governo in qualsiasi settore
della vita sociale  è tipico di chi vuole
imbavagliare preventivamente  e di chi
vuole stroncare sul nascere ogni diritto di resistenza.



Sbaglio o ci aspettano tempi
duri? 




DONATO
SALZARULO



SETT. 2008

 
 
 
 
 

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