Alètheia

GUERRA IMPERIALISTA, COMUNISMO E SINISTRA.


 Questa è una guerra imperialista e neocolonialista.E' una guerra antidemocratica e antipopolare.E' una guerra anti-internazionalista e antinazionale.L'Italia ne è coinvolta, in parte giocoforza come semicolonia USA, in parte per restare voracemente aggrappata alla spartizione delle briciole. Ma sostanzialmente l'Italia sta partecipando ad una guerra imperialista in modo autolesionista e "tafazzista", a ruota dell'imperialismo francoanglostatunitense.Con il consenso di ex comunisti e tecnocrati che, abbandonate le loro posizioni di politici, economisti e professori universitari, si sono arruolati come "mozzi" del "Panfilo Britannia". Una nuova "Entente Cordiale", una nuova "Triple Entente" imperialistica francoanglostatunitense esce allo scoperto per riproporre palesemente forme di neocolonialismo, sotto scroscianti applausi da "società dello spettacolo" della sinistra imperialista finto-"dirittoumanista", che talvolta si rivela poi filistea e pilatesca con il "né con gli uni né con gli altri" al momento della guerra. Sinistri finto-"diritto"umanisti" i quali, in seguito ad obiezioni talvolta anche fondate, antidogmatiche, hanno abbandonato il marxismo in nome del rifiuto delle metanarrazioni, delle visioni teleologiche della storia e in nome del ne pas "se raconter des histoires". Invece di contribuire ad una discussione interna, cercando di superare dialetticamente le questioni, hanno abbandonato opportunisticamente la lotta per il comunismo con questi pretesti, abbracciando oltretutto metanarrazioni peggiori. Hanno rifiutato il "pensiero forte", ma ne restano succubi a proposito dell'economia. Parlano di "progresso", accusando i comunisti di essere "vetero", e rimangono così nell'ambito di una visione teleologica della storia. Parlano dei cosiddetti "diritti umani" e ci raccontano così "des histoires".Alcuni hanno habermasianamente espulso il "marxismo" dal modernismo, mantenendo una visione "forte" ma privata di qualsiasi prospettiva di emancipazione universalistica e sollazzandosi con la sessantottina "morte simbolica della figura del padre".Altri hanno abbracciato il postmodernismo, che dionisiacamente fa chiudere gli occhi davanti alle tragicità presenti, godendone, senza preoccuparsi di lottare per una risoluzione delle questioni.Postmodernismo che, come ben rilevato da Costanzo Preve, è cultura di "destra" che "entra" da "sinistra".Fra i sinistri è spesso incompresa la dialettica fra internazionalismo e questioni nazionali. Spesso costoro si definiscono "cosmopoliti" ma, come diceva Gramsci, "il cosmopolitismo è il falso universalismo borghese".Anzi, molti di essi rifutano "tout court" la dialettica in nome del differenzialismo, non rendendosi conto delle aporie presenti in quest'ultima visione, ben evidenziate da Jan Rehmann. C'è chi si accoda allo "sputiamo su Hegel". No, grazie, preferisco di gran lunga Hegel a chi affossa il comunismo e sostiene il "separatismo". Così come preferisco nettamente la "Fenomenologia dello Spirito" di Hegel all'Epifenomeno dell'imperialismo. Ha ragione Domenico Losurdo a parlare di "sinistra imperiale"!Ha ragione Costanzo Preve a sottolineare come l'oppressione imperialistica venga oggi attuata tramite la cultura di "sinistra", la politica di "centro" e l'economia di "destra"!Ha ragione Gianfranco La Grassa a evidenziare come le oligarchie mantengano in vita la divisione "sinistra-destra" per irreggimentare le masse come "guardie plebee" al loro servizio!Ha ragione Jan Rehmann nel sottolineare il ruolo di de-formazione culturale attuato dal "nietzscheanesimo di sinistra"! Ritengo che il bivio a cui siamo giunti sia: universalismi socialmente condivisi o logica nietzscheana dell'"ultimo uomo".