Seconds of my life..

capitolo 2 UN ANGEO IN DIVENIRE


Rieccomi. dove mi trovo? quando ho chiuso gli occhi ero in un altro posto e ora invece sono in mezzo ad un corridoio asettico. Il pavimento  è verde acqua di linoleum a pezze per i continui lavori di risistemazione. Le pareti sono bianche  e spoglie . Le porte gialle cangianti con enormi maniglie rosse. tutto attorno c'è silenzio .Fuori è buoi. Da una finestra intravedo al chiaro di luna un giardino e la parete di un edificio attraverso le cui finestre sorgo un corridoio analogo a quello in cui mi trovo.  Cammino e dopo qualchee metro mi trovo stagliato di fronte un grande tabellone con nomi di tanti reparti . Sono all'interno dell'ospedale. essendo notte, tutti sono rinchiusi nei propri reparti. sento un rumore.  Mi volto . Incredibile dritto di fronte a me sta arrivando in bicicletta un giovane ragazzo stempiato con buffi occhiali tondi, larghi pantaloni bianchi e una casacca giallo forforescente. nel cestino della bici una valigetta trasparente con dentro provette . Prelievi. Ecco come portare di notte veloci le urgenze in laboratorio dai reparti. cammino lentamente . tutto attorno c'è pace. incrocio la cappella, il bar, lo svincolo per gl i ambulatori, la radiologia, il pronto soccorso e realizzo che il corridoio forma in realtà un anello e dopo circa 30 minuti di cammino mi ritrovo nello stesso punto da cui sono partita. a un certo punto sbatte una porta.esce con passo molto veloce una giovane dottoressa.Indossa camice e pantaloni bianchi  con tasche trabordanti di penne, foglietti, mini libri e blocchi,maglietta rosa e felpa blu con cappuccio ed a ipiedi zoccoli fucsia . Al taschino è appuntato un cartellino e un allegra spilla fatta ad orso. Un fonendoscopio rosso fuoco le cinge il collo come una collana e al polso indossa un enorme orologio.  tiene in mano dei fogli e camina a passo svelto leggendo probabilmente un qualche referto senza neanche guardare la strada. deve percorrere molto spesso quel corridoio perchè non sembra mai indugiare . Decido di seguirla. Sono sicura che il suo incontro mi puo esser utile. si ferma alla macchimnetta del caffè e si guarda il polso. Le lancette dell'orologio segnano le 3 del mattino. con una mano si frega la fronte , mette in malo modo i fogli nelle tasche e si prende un caffè lungo macchiato. La fronte è corrugata  e mentre sorseggia la sua bevvanda un unico pensiero la affligge. Mi accosto e ascolto i suoi pensieri. Sta pensado ad un suo paziente. E'un ragazzo giovane che ha la sua stessa età. Ha  due genitori che gli vogliono bene e un fratellino introverso e un pò dispettoso. Si è laureato da 6 mesi prima in ingegneria  con il massimo dei voti e un mese fa ha firmato il suo primo contratto di lavoro a tempo determinato per 12 mesi. Era felice e non ha mai  badato a quella tossetta secca che continuava a disturbargli sonno. Non ha riflettuto su quella strana fatica a respirare quando faceva le scale , semplicemnte l'ha considerato  dovuto a mancanza di allenamento. Per non parlare del calo di peso imputato allo stress epr la tesi . poi una notte gl i è mancato il fiato all'improvviso.non riusciva più a star sdraiato nel letto. I genitori in preda al panico  in attesa del 118. Il pronto soccorso ,gl iesam iinfini e le luci dell'astanteria. Ed infine la a saletta azzurra con un lettino , una scrivania e un diafanoscopia dove si sono conosciuti .  La dottoressa getta il bichciere ne lcestino . Sa  che quel ragazzo non ha speranze perchè ormai la malattia è troppo estesa. Mi sento gl icchi pungere. Le lacrime mi scendono sulle gote. Sento che dovre iseguire la dottoressa ma mi sento soffocare .Mi siedo sul pavimento. Le emozioni che ho condiviso sono state troppo forti e sembrano lacerarmi l'anima come volessero far riemergere ricordi assopiti. Compare al mio fianco Rafael . Mi appoggia una mano sul capo e mi dice di chiudere gli occhi. quel ragazzo e quella dottoressa torneranno ancora sulla mia strada ma ancora non sono pronta . Lo assecondo. il cuore e il respiro iniziano a rallentare. La mano calda di Rafael mi accarezza la guancia. Mi par di galleggiare nel vuoto e il dolore finalmente scompare.