Skizopsycho

Pena di morte e pena di vita


A voi cattolici, che fate vostri valori universali, e che li usate come se appartenessero solo a voi, chiedo: dov’è il libero arbitrio del vostro dio? Avete dimenticato quel libero arbitrio che farà sì che io, avendo agito secondo la mia coscienza ma non secondo i dettami che voi seguite, arda nelle fiamme dell’inferno mentre voi mi guarderete compiaciuti dalla vostra nuvoletta? La libertà di sbagliare e di peccare ci è riconosciuta anche dalla vostra religione. E’ vostro dovere indurre il vostro prossimo a tornare sulla retta via, ma alla fine vi è prescritto di porgere l’altra guancia. Ognuno di noi, secondo quanto voi credete, sarà giudicato per le proprie azioni e avrà il premio o il castigo che ha meritato. Non è previsto che utilizziate mezzi coercitivi per impedire che chi non condivide il vostro pensiero si comporti in modo difforme dal vostro credo.E questo è tanto più vero quando si tratta di una questione che non è certo vostro esclusivo appannaggio. La vita è patrimonio di ogni essere vivente, e nessuno, in nome di nulla, è autorizzato a disporre di quella altrui. La vostra religione vi impone di fare delle scelte compatibili con quanto essa insegna, ma non vi richiede di imporre queste scelte al resto del mondo, ed anzi vi esorta al rispetto di ogni essere umano e della sua dignità. La vostra religione ha il suo cardine in un pensiero di pace, concordia, umiltà e rispetto che voi tradite quotidianamente. La vostra religione invita alla tolleranza, all’astensione dal giudizio, alla pietà e alla carità. Cosa, di tutto ciò, è presente in voi che vi definite cristiani? Ciò che esprimete è solo un arrogante integralismo su valori che avete cristallizzato, incatenato ed immobilizzato, valori di cui neanche voi comprendete la portata, valori che hanno la loro bellezza in un divenire ed in un accettare che siete incapaci di scorgervi.Vi proclamate contro la pena di morte perché impugnate come un’ascia il valore supremo della vita. Non è questo che dice il vostro vangelo. Non esiste un nucleo indistruttibile di dignità nell’essere vivi. Può accadere che una vita si sia macchiata di crimini tali da far sì che essa non valga più nulla, né per chi la vive né per chiunque altro. Malgrado esista questa possibilità, sono e resterò contrario alla pena di morte, perché ritengo che nessun essere umano sia investito dell’autorità di decidere della vita di un altro (semplice umiltà, credevo fosse un valore cristiano). Ma allo stesso modo non mi arrogherei mai il diritto di costringere qualcuno a vivere quando, per motivi incontrovertibili, la vita in questione non può più essere definita tale. Stabilire se una vita sia scesa al di sotto della soglia oltre la quale non può più essere vissuta è questione personale, e anche in questo caso nessuno a questo mondo è investito dell’autorità per imporre una condanna a vita a qualcuno che dalla propria esistenza trae solo pena e privazione. Il libero arbitrio, ricordate? Non vi giudico. Ma voi dite che il vostro dio lo farà. Se è così, non credo sarà particolarmente clemente con voi.