Skizopsycho

Sconfinamenti


Mentre nel mondo si disquisisce arditamente sulle rughe di Hillary, si chiacchiera su Sarkozy a Roma senza la Bruni, si commenta l’incontro di boxe verbale SignoraPassante vs. SignoraProdi, la roccaforte nord-orientale da cui provengo (e che osservo di lungi) si prepara ai grandi festeggiamenti per l’ingresso della Slovenia nell'Area Schengen. Non sarà più necessario, da stanotte a mezzanotte, fermarsi al confine per mostrare a un insonnolito finanziere - che solitamente si sta scervellando per risolvere le parole crociate facilitate della Settimana Enigmistica - la carta d’identità (o la prepusnica - il lasciapassare - ormai noto solo per una canzoncina popolare densa di doppi sensi, che mi astengo con fatica dal riportare).Per il resto tutto uguale: si andrà in Jugo - che per noi si chiama ancora così, visto che siamo leggermente refrattari ad accettare il cambiamento dei nomi, basti pensare che diciamo ancora Sip, Usl e dagherrotipo - a far benzina, ché costa molto meno, a giocare al casinò, ché “di qua” non ci sono, e a comprare quegli articoli, che credo esistessero già quando i miei bisnonni erano piccoli e che hanno resistito alla concorrenza dei prodotti dei tempi moderni, come i “biscotti della Jugo di Tito” - così battezzati argutamente da Diego -, che sono dei frollini senza niente di particolare, ma dotati di un indefinibile sapore di oltrecortina che non ha simili.Tutto come prima, dicevo. Infatti quando, a Gorizia (Italia), entreremo in un negozio e la commessa ci rivolgerà la parola in sloveno, scambiandoci per avventori giunti dalla Jugo, ci gireranno ancora fortemente le palle.