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Ecoreati nel codice penale

Post n°28 pubblicato il 27 Aprile 2007 da cescocav

immagineTempi duri per chi fino ad oggi pensava di potersi liberare facilmente dei rifiuti prodotti dalle loro attività.

“Gli Ecoreati nel Codice Penale” - Così titola una rivista di settore che ho consultato qualche giorno fa su internet. Approda, infatti, in sede del Consiglio dei Ministri, il disegno di legge (ddl) proposto dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero della Giustizia che vede inasprire le pene per tutti coloro che illegittimamente abbandonano rifiuti o sostanze pericolose potenzialmente dannose per l’ambiente e per la salute dell’uomo.

In tutto sono cinque articoli contenuti nel titolo VI bis libro secondo del Codice Penale dal titolo “DELITTI CONTRO L’AMBIENTE”  che prevedono multe salatissime fino ad un massimo di 250 mila euro e 10 anni di reclusione per chiunque immette nell’ambiente sostanze particolarmente dannose per i vitali processi naturali degli ecosistemi e dell’ambiente in generale.

In più risono le aggravanti. Ed in questo caso la pena è ancor più pesante. Essa, infatti, si inasprisce ulteriormente con un aumento di un terzo delle sanzioni previste. Un caso classico è la compromissione dell’ambiente in aree naturali protette o soggette a vincoli paesaggistici, storico artistici, architettonici ed archeologici.

Il mio punto di vista: “Che possa questo essere un efficace strumento per combattere l’abbandono irresponsabile ed indiscriminato su tutto il territorio di sostanze pericolose”? Che possa essere uno strumento per frenare l’aggravarsi dei problemi legati all’abbandono dei rifiuti soprattutto nelle aree protette in Campania?

Io penso di si. Ma voglio fare una precisazione che per carità può anche essere sbagliata: io penso che il problema, fino ad oggi, non è stata l’assenza di strumenti e norme che disciplinassero questo aspetto molto importante per il territorio italiano. Il problema non è a monte ma a valle. Il problema, infatti, rimane il controllo. Nonostante vi siano organismi preposti al monitoraggio del territorio (come le ARPA), vi è l’assenza o quasi totale assenza di personale qualificato (ma soprattutto esso stesso) con una alta vocazione ambientalista che vigilasse e monitorasse con costanza il territorio di appartenenza – soprattutto in Campania dove prevale ancora il lassismo e le corsie preferenziali per ovviare a delle procedure importanti per la tutela ambientale.

Dove voglio arrivare? Vi sono leggi come la 10/91 che prevede in alcuni casi specifici che gli Enti predisponessero al loro interno, un’unità operativa diretta da un Energy Manager che perseguisse l’obiettivo del risparmio energetico, della Conservazione e dell’Uso Razionale delle Risorse Energetiche ponendo particolare attenzione alle fonti rinnovabili e pulite. È una cosa importante questa che deve anch’essa migliorarsi, credo.

E  mi chiedo: perché non dotare ogni comune di VERE unità preposte al monitoraggio del territorio che studiassero anche i metodi di intervento per ridurre e combattere questo tipo di problemi? Perché non dotare ogni comune di VERE unità che svolgessero attività di intermediazione con gli enti a difesa dell’ambiente? Perché non dotare il comune di VERE unità preposte alla valorizzazione e alla difesa dell’ambiente, in piena autonomia.

E bada bene, per VERE intendo Unità Operative composte da Personale Sensibile, Responsabile, Efficiente ed Efficace.

Basta con i funzionari poco motivati e che non rispecchiano le caratteristiche che ho tanto evidenziato. MI ASPETTO DI PIU’….

 
 
 
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