Slash & Burn

Quando c'è Pitti puoi


In un locale stranamente pieno fino all'inverosimile di mercoledì sera conversavo amabilmente con una visual merchandiser torinese dal culo importante cercando di convincerla che la sua capacità di donare amore non sarebbe stata influenzata dall'intelligente politica di Dubai volta a diminuire progressivamente la dipendenza dalle entrate del petrolio entro il 2015, o almeno non lo sarebbe stata così tanto da impedirle di venire a scopare a casa mia. Quando ad un certo punto una giovane stagista romana, fan di Sex and the city, timida e impacciata rovescia la sua brodaglia a base di Kahlua sul mio braccio. Al che io reagisco in malo modo urlandole che almeno Carrie Bradshow non porta una taglia 52, pentendomene subito dopo ma comunque troppo tardi per evitare che la visual merchandiser si facesse una cattiva idea di me precludendo le mie possibilità di mettere su famiglia con lei, ma sopratutto di togliersi la gonna nel salotto di casa mia. Infatti appena resomi conto di tale gaffe mi giro e la vedo sparire tra la folla di esagitati che ballano al ritmo di un dj che suona a cazzodicane e al suo posto ritrovo un 50enne con le ciabatte firmate e un cane in braccio che mi sorride beffardo e mi invita ad assaggiare una delle sue olive. Cerco rifugio a destra ma vengo stoppato da un biondo svedese che mi mostra i pettorali attraverso la sua maglietta forata, cerco rifugio a sinistra dove vengo accolto da una coppia di canadesi che bevono dallo stesso bicchiere con la cannuccia, così sarà stato il caldo, sarà stata l'ansia, sarà stata la mia voglia di farla finita, mi fiondo fuori dal locale e mi muovo verso il parapetto sull'Arno, sposto gli avventori appoggiati che parlano e bevono, ci salgo sopra e fiducioso nella copiosa quantità di pioggia caduta nelle ultime settimane decido di buttarmi di testa come un angelo in volo che abbandona questo mondo mentre risuonano nelle mie orecchie le urla della folla eccitata – Che fica Belen! -