slipperypond

Wallace.


Un colpo fatale alla frenologia arriva dalle foto dello scrittore statunitense David Foster Wallace. La sua è una prosa articolata e elegante, ricca di riferimenti terminologici classici (cosa assai rara per chi scrive in inglese) e -nonostante l’età- il suo modo di scrivere possiede la precisione di una tesi in biochimica. Eppure dalle fotografie emerge un ragazzone che sembra un ibrido tra un lottatore di wrestling amatoriale (se mai esiste un wrestling amatoriale) e Lorenzo Lamas in Renegade. Trovo questa cosa un aspetto commovente e da invidiare alla scena letteraria statunitense. Per sperimentare alcune tesi (ma anche perché sono un fannullone professionale) sono andato a guardare su internet le foto dei più quotati scrittori statunitensi: Wallace, appunto, ma anche Lethem, Means, Dave Eggers, scoprendo che tutti sembrano esattamente quello che non sono, ossia svogliati studenti capaci -da un momento all’altro- di spaccarsi in testa una lattina di Bud. Gente portata a vestirsi da pirati alle feste, più che scrivere Infinite Jest, Episodi incendiari assortiti, o L’opera struggente di un formidabile genio. Con l’attenzione di chi guarda le foto delle teenager vogliose, ho indagato ogni aspetto delle immagini, rapportandole a ciò che avviene in paesi come l’Italia, nel quale ancora persiste l’idea primitiva dello scrittore maudit; una piaga che porta ad avere fisique(s)-du-role tremendi chiunque si appresti a scrivere qualcosa. Non avrei problemi a portare Foster Wallace a bere fuori, mentre temo che con Melissa P. si creerebbero alcuni momenti di attrito davanti al rum e pera. Forse qui manca la famosa leggerezza tipica di altre letteratura. Non saprei davvero.