slipperypond

Riprendo Mr. Assante.


Spesso certe conversazioni tra maniaci finiscono sull’annoso dilemma “meglio gli anni ottanta o i novanta?” a livello musicale. Il mio giudizio è un sostanziale pareggio, che sarebbe già un gran risultato, vista la naturale antipatia che molte persone provano verso il vuoto decennio del Drive-In e gli yuppies. Gli Smiths, Echo and the Bunnyman, i Police, i Joy Division, gli Stone Roses (anche se loro sono a cavallo tra le decadi…) o la produzione di quel periodo di artisti del calibro dell’appena citato Paul Simon (Hearts and Bones rimane uno dei suoi migliori album di sempre) e Talking Heads con Brian Eno. La nascita del metal e cd destinati a restare negli annali, come Masters of puppets o l’esordio dei Guns, Appetite for Destruction, forse il loro lavoro migliore. Il paradosso però è che al momento tutti ricordano quel periodo per i jingle più scemi (benché Video killed the radio stars sia un brano eccellente, così come Jump) e si tende a dimenticare il violento impegno sociale che spesso emergeva dagli artisti in questione (escluso i Van Halen, s'intende); una politicizzazione misteriosamente cessata con il nuovo decennio. Morrisey ha scelto altre vie, e le sperimentazioni di Byrne sono rimaste allo stesso punto, sebbene eccelso e chi lo nega. Certo c’è stato Cobain e il grunge (termine tremendo), i Radiohead (un po’ pallosi ma efficaci) e la consacrazione di gente del calibro dei Red Hot o U2, assieme alla nascita di realtà locali assai interessanti (la Scozia, per dirne una, o la scena elettronica nord-europea, con i suoi vari Royksopp e associati). Ma non mi sembra che nel complesso questa squadra stracci la precedente. Più deprimente è invece il tentativo attuale di riportare in vita gli ottanta, attraverso le sonorità più semplici e cafone (gli esempi si sprecherebbero) tralasciando gli aspetti portanti di un movimento spesso contestatore, molto intimista e profondo, da pochi realmente compreso, ma che ha lasciato tracce profonde non solo nella scena musicale.