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IL BUON GIORNO... » |
Post n°1 pubblicato il 06 Maggio 2009 da marcosicolo
365 giorni fa, ora più ora meno, il n. 2 del mondo, Rafael Nadal, era costretto alla sconfitta nei primi turni del torneo di Roma da una impressionante vescica sotto il piede destro. Si temeva per la sua condizione fisica, sembrava potesse essere arrivato il momento tanto temuto in cui il suo corpo straordinario presentava il conto di tante vittorie. Chissà se si riprenderà presto, in che condizioni sarà per il Roland Garros, se potrà difendere il suo Slam. Il suo unico Slam, seppure già ripetuto in triplice copia. Lui si lamentava del calendario asfissiante approntato da DeVilliers – sì, c’era anche lui – e i giornalisti intanto si chiedevano se nel successivo torneo di Amburgo Djokovic, trionfatore al Foro e fresco di Australian Open, primo Slam di una lunga serie (…), gli avrebbe sottratto il tanto ambito posto d’onore nel ranking. Ci si scandalizzava ancora per le sconfitte di Re Federer, che in quei giorni si divertiva a sparacchiare sul pubblico romano dei rovesci che Stepanek aspettava invano dall’altra parte della rete. Ma non c’era da preoccuparsi troppo: in fondo, era tutta colpa della mononucleosi, e avrebbe trionfato già a Wimbledon, se non prima, a Parigi contro questo Nadal a pezzi.
Che cosa non è successo in 12 mesi!
Il Grande Slam sembra ancora possibile, con la piccola differenza che ne è cambiato l’aspirante. Ed è cambiato, sulla carta e nella mente di tutti, il n. 1. Fermiamoci qui, bastano queste due righe. Rafael Nadal, e Roma 2009 ne è solo l’ultima conferma, è riuscito in un’impresa la cui portata ha dell’incredibile. Semplicemente nessuno, sulla faccia della terra, avrebbe potuto immaginare quello che è riuscito ad ottenere, sul campo e nella considerazione di ognuno, in uno spazio di tempo di appena un anno. Eravamo imballati in un universo Roger-centrico, dove ogni risultato, di qualunque giocatore, veniva analizzato nell’ottica del cosa-può-fermare-Federer. Non solo Rafa è stato il principale artefice della demolizione, psichica e di risultati, dello svizzero. Lo spagnolo è addirittura riuscito, in un batter di ciglia, a diventare egli stesso il nuovo centro gravitazionale del tennis. Non c’è stata una fase di mezzo: l’unico ad approfittare del crollo del regime è stato lui, col popolo degli altri giocatori ad accontentarsi delle briciole di qualche vittoria sul simulacro di Federer, scalpo buono solo per raccontarlo ai nipotini. Questo dà l’idea di quanto l’era Nadal fosse in realtà pronta per esplodere già da tempo: aspettava solo una crepa nella dittatura svizzera, per assestare la spallata decisiva. Siamo, dunque, in pieno cosa-può-fermare-Rafa. Tre Slam su tre superfici diverse in pochi mesi bastano a giustificare questa affermazione. Non ci esprimiamo su quanto possa durare o su quanto possa essere esteticamente bella questa nuova dittatura. I gusti son gusti. Ci sembrava semplicemente giusto rendere un tributo a un fenomeno vero, di appena 22 anni, che al di là dei risultati è riuscito in un’impresa ancor più titanica: venir fuori dall’ombra del più grande giocatore di tutti i tempi – o giù di lì. In soli 365 giorni. |
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