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BULLISMO


Nell'epoca di Facebook il bullismo corre on line e si amplifica. Le botte sono riprese con l'I-phone e caricate in diretta sul profilo della vittima. Le minacce, scritte in bacheca e commentate, vengono gridate alla tribù on-line. Così la realtà virtuale diventa quella reale, scatenando odi e accrescendo la rivalità. La vittima è P. un ragazzino di tredici anni, studente dell'Istituto dei Padri Salesiani del Vomero, quartiere bene di Napoli.I bulli sono sei suoi compagni di classe. Ma c'è anche un pubblico: le amiche dei bulli, che all'inizio sono spettatrici dell'aggressione fisica, ma in un secondo momento diventano attrici in rete, con minacce e insulti. Il ragazzino però denuncia tutto. E viene aperta un'inchiesta. Ci lavorano gli agenti del commissariato del Vomero, dove la mamma ha presentato il primo esposto, e i carabinieri, dove ieri la donna ha depositato un'integrazione della prima denuncia. Il fascicolo sarà affidato a breve alla Procura per i minorenni. L'episodio che ha portato all'apertura dell'indagine è solo l'epilogo di una serie di vessazioni, scherni, e piccoli soprusi subiti dall'inizio dell'anno scolastico da P., 13 anni, allievo di terza media dell'Istituto dei Padri Salesiani.Tutto comincia il 4 febbraio scorso: P. segue la classe in palestra per l'ora di Educazione di fisica. Il gruppo comincia ad insultarlo. «Non c'è un motivo preciso - dicono gli investigatori - Ma solo una normale rivalità tra adolescenti». Sarà comunque la Procura ad approfondire il caso, visto che nessuno dei minori, né la vittima né gli aggressori, sono stati ascoltati dagli investigatori. Anche se a scuola ormai è stato aperto un vero e proprio caso, con genitori e insegnanti coinvolti.Tornando al 4 febbraio: cinque compagni di classe accerchiano P. Lui cerca rifugio su un muretto, ma uno dei bulli si arrampica e riesce a trascinarlo a terra con la forza, poi lo schiaffeggia, mentre un sesto compagno riprende la scena e avverte la vittima: «E ora finisce tutto su Facebook». All'aggressione assistono anche alcune compagne che tifano per i bulli. P., ormai a terra, viene nuovamente circondato e preso a calci, pugni, sputi.  Quando tenta di alzarsi e fuggire viene di nuovo afferrato e questa volta messo a forza con la testa sotto il getto di una fontana. Come ultima punizione il branco gli impone di rientrare per ultimo in classe e qui, mentre si siede, gli tolgono la sedia, facendolo cadere a terra. Questa almeno la ricostruzione messa nero su bianco dalla vittima e presentata al Commissariato del Vomero dalla madre di P. Dopo l'ultimo episodio di violenza infatti il ragazzo ha raccontato tutto alla madre, che ha presentato denuncia prima alla polizia e poi anche un'integrazione ai carabinieri. I filmati, due, della durata complessiva di un minuto e mezzo circa postati su Facebook il 4 febbraio, il giorno stesso delle violenze, sono stati rimossi il mattino dopo, ma la madre di P. è riuscita a salvarne le tracce, che ha consegnato ai carabinieri.Le minacce sono continuate via e-mail. «Il video l'ho pubblicato, adesso voglio vedere che cosa fai, se vai a piangere da tua mamma, ti picchio», gli scrive il capo dei bulli.Con lui si schierano alcune compagne. «Non ho mai conosciuto una persona così schifosa, ti odio con tutto il cuore, creaturo di m... non sai ke ti farei», scrive una di loro a P.Minacce arrivano anche alla madre di P. ma queste volta telefoniche e da parte del padre di uno dei bulli denunciati. Il preside della scuola ha convocato uno dei responsabili delle violenze. La madre di P., che ha inviato al direttore dell'istituto un esposto, attende di conoscere i provvedimenti che saranno adottati, ma P. domani sarà ritirato dalla scuola. «Hanno messo tutta la classe contro di lui - racconta la madre - non è più possibile tenerlo lì». Dalla scuola, al momento, non è arrivata nessuna replica.(10 febbraio 2010)di Cristina Zagaria
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