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Che fine ha fatto la globalizzazione?


1. All’inizio degli ’80 del secolo scorso, le “forti integrazioni  degli scambi commerciali internazionali, la crescente dipendenza dei paesi gli uni dagli altri e l’affermazione delle imprese multinazionali” (Vikipedia - 2.4.2010) ha dato luogo al termine ‘globalizzazione’.  Da allora, fino all’inizio della crisi recente  non con c’è stato un dibattito, un convegno, una discussione pubblica o privata, in cui la ‘globalizzazione’ non abbia fatto capolino a proposito ed a sproposito, e se qualcuno non se ne ricordava era considerato culturalmente inadeguato.Personalmente penso che la scoperta dell’America, ed il mercantilismo che è seguito, siano state le prime forme di globalizzazione. Ma all’epoca, e per molto tempo ancora dopo, la parola non c’era, ed il fenomeno evidentemente è stato denominato diversamente.Ma non facciamone una questione storica, o solo nominalistica. 2. IL punto è che, da quando la globalizzazione è diventata di moda come tale, paesi come l’Italia, ma non solo, hanno conosciuto nuove teorizzazioni in tema di liberismo economico e, soprattutto, di finanza (libera circolazione dei capitali), che hanno prodotto 'coplicazioni' di non poco conto.Su questo secondo aspetto, per esempio, qualcuno dovrebbe ricordare ciò che è avvenuto nella prima metà degli anni ’70, sempre del secolo scorso, quando è stata varata la legge che - fra le altre cose - ha sancito il c.d. ‘divorzio ‘ fra Tesoro dello Stato e Banca d’Italia. Prima di questa legge, tutti i titoli (BOT, BTP, CCT) che il Tesoro non riusciva a collocare sul mercato  venivano comprati dalla Banca; con la nuova legge alla Banca è stato vietato di comprarli e per lo Stato e per gli Italiani sono state lacrime e sangue; inoltre i capitali sono stati lasciati liberi di andare per il mondo alla ricerca dei rendimenti migliori, depauperando il pese. Quanto al neo-liberismo economico va ricordato che proprio in base alle nuove teorizzazioni  (“meno Stato e più mercato”), sempre in paesi come l’Italia, è stato svenduto il patrimonio pubblico (ENEL, POSTE, FERROVIE ecc.) ed è stato smantellato il controllo pubblico del credito. Tutto  è avvenuto sull’idea che:a. i mercati liberi sarebbero stati  più efficienti  e, quindi, non avrebbero dato luogo a crisi;b. la libera circolazione dei capitali avrebbe garantito la migliore allocazione degli stessi;c. il divorzio avrebbe favorito il risanamento delle finanze pubbliche.Le cose sono andate diversamente: c’è stata la crisi 2007 - 2009, i capitali sono diventati carta e il debito pubblico è passato dal 60-70% di allora al 120% di oggi. Non mi sembra che occorrano altri particolari commenti su quello che è successo. 3. Forse proprio per effetto della crisi, la mitizzazione della globalizzazione e, con essa,  dei liberismo e della finanza, oggi  sembrano essere pallidi ricordi: nessuno più ne parla. Anzi, sembra che stia addirittura spirando il vento del protezionismo. In Francia da un po’ è attivo l’FSI (Fondo Strategico per gli investimenti), che ha il compito di intervenire per salvare aziende o settori in difficoltà e che, per questo, potrebbero stuzzicare gli appetiti dei capitali vaganti. In Italia si sta pensando di copiarlo, facendo assegnamento sul supporto, o sull’assunzione diretta, della Cassa Depositi e Prestiti, che ancora è per gran parte a capitale pubblico.E’ possibile che ci stiamo un po’ sglobbalizzando?