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I nodi vengono al petine.


1. A ridosso della crisi, che teoricamente è in via di estinzione, gli Stati e le Banche Centrali hanno inondato le Banche di liquidità perché non finissero come Lehman Brothers. Era implicito che, con gli aiuti ricevuti, queste mantenessero fluidi i canali del credito per far ripartire investimenti, occupazione, domanda, crescita, ecc.Come previsto le, Banche, invece di riattivare il credito, hanno investito i fondi ottenuti nei più vantaggiosi titoli degli Stati, e oggi già si profilano le prime avvisaglie di un pericoloso cortocircuito che potrebbe essere l’avvio di una prossima crisi.2. E’ notizia di questi giorni che le principali banche europee sono sotto esame: con il sistema dei cosiddetti ‘stress test’ le autorità di vigilanza vogliono verificare il loro stato di salute; vogliono, cioè vedere di cosa consistono i loro attivi patrimoniali e in che misura sono in grado di fronteggiare una nuova eventuale crisi. Per questo motivo stanno a turno ricapitalizzando. Ma siccome i privati non sono pronti a dar fiducia alla cieca, quasi certamente interverrà la ‘mano pubblica’. La quale, per intervenire, deve a sua volta indebitarsi. Il che significa che i debiti pubblici degli Stati, pressoché tutti, avranno una spinta all’insù.Mentre tutto questo avviene, La Banca Centrale Europea (BCE) ha cominciato ad aumentare gradualmente i tassi d’interesse, allo scopo, si dice, di frenare per tempo l’inflazione che si accompagna alla timida ripresa in atto.E’ davvero così? Per niente!  Anzi un aumento dei tassi d’interesse in questo momento potrebbe frenare una ripresa appena all’inizio. E, poi, un’inflazione del 2,5% circa non fa paura a nessuno, perché, in caso di peggioramento, ci sarebbe comunque tempo per porvi rimedio. La verità probabilmente è un’altra. La BCE  - che, è vero, con la politica monetaria dovrebbe tenere sotto controllo i prezzi, cioè l’inflazione - al momento è su tutte le furie: se i debiti pubblici aumentano senza misura, innanzi tutto, prima o poi, trascinano l’inflazione; ma, alla fine, chi pagherà? E non può restarsene ferma a guardare.Per questo ha in cantiere una manovra dei tassi d’interesse, che dovrebbe durare per un bel po’ di tempo. Così ragionando: l’aumento dei tassi d’interesse, facendo aumentare gli interessi sui debiti pubblici, dovrebbe convincere gli  Stati a frenare la corsa all’indebitamento.Vedremo se sarà così. 3. Sta di fatto che la corsa degli Stati all’indebitamento è pericolosa.  Ma in questo momento è pericoloso anche l’aumento degli interessi.  Perché anch’esso è un aumento del debito pubblico. Insieme potrebbero dar luogo al cortocircuito che si paventava all’inizio.