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Crisi e investimenti mancati


1. Qualche giorno fa un economista prestigioso ha scritto chea.  alto debito pubblico e crescita non vanno d’accordo perché:- per la crescita occorrono investimenti,- in tempi di crisi, o immediatamente dopo, quelli pubblici sono condizionati dal pericolo di espansione del debito (pubblico),- ne deriva che il debito (pubblico) impedisce la crescita.b. Poi ha aggiunto che, sempre  in tempi di crisi o dopo, anche gli investimenti privati ristagnano perché:- non si ha certezza del ritorno sperato;- non ci sono le condizioni di competitività  necessaria per favorire le esportazioni , e i consumi interni a causa della bassa produttività, soffrono i bassi redditi ad essi destinati.Un bell’imbroglio.Come se ne esce, si è chiesto l’economista, senza rispondersi?Ma ha concluso: tutto dipende dalle politiche pubbliche ad hoc - che per ora  mancano - e dal comportamento del mercato.C’è da chiedersi perché un economista prestigioso non abbia saputo darsi una risposta, magari a rischio di sbagliare. Secondo me se l’è impedito.Precisamente quando, nel suo ragionamento, ha accettato l’idea che sia dannoso qualunque aumento del debito pubblico e quando ha ripetuto acriticamente il lait-motiv secondo cui il livello dei redditi da destinare a consumo debbano essere vincolati al livello della produttività del sistema.Le cose possono essere raccontate diversamente.2. Anche in tempi di crisi sono possibili investimenti pubblici finanziati a debito. Purché, naturalmente, tali investimenti siano immediatamente diretti a creare posti di lavoro, che è ciò che manca, e non a salvare la finanza, come è avvenuto in questi anni, senza che siano stati fatti grandi passi avanti per vincere la crisi 2007-2008. Nuovi posti di lavoro sono lo start della ripresa e della crescita; i salvataggi della finanza, come si è verificato, possono non esserlo.Per quanto riguarda la questione secondo la quale investimenti privati sono condizionati dal livello della produttività, perché da essa dipndeno i redditi da destinare a consumi, ripeto qui quanto ho già scritto in precedenza: l’aumento della produttività di un sistema non è senza limiti. E poi, ogni aumento di produttività in un paese si ottiene a danno di un altro, sicché alla fine per il sistema globale il risultato è a somma  tendente allo zero.Se è così - e così è - come si fa a far dipendere gli investimenti dal livello del debito pubblico e dalle vicende della produttività, sapendo che essi, gli investimenti intendo, sono necessari per la crescita?3. A mio avvisto la tesi da sostenere è un’altra. E, cioè, la seguente.Gli investimenti necessari per la crescita devono essere comunque possibili:- quelli pubblici, a carico del debito pubblico, da destinare alla creazione di posti di lavoro;- quelli privati, anche a debito, da utilizzare per migliorare la tecnologia produttiva (di processo e/o di prodotto), convinti che solo così si possa ottenere un aumento di produttività.Perché siano efficaci, però devono essere rispettate le due seguenti condizioni:- il prodotto dell’impresa deve essere distribuito fra profitti e salari secondo quote favorevoli  a quest’ultimi;- la quota destinata ai profitti deve essere reinvestiva nell’impresa e non nel circuito finanziario, dove è destinata a disperdersi.E’ questo l’unico vero modo per mettere in moto un meccanismo virtuoso per la crescita.