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Il senno di poi.


1. Tassi d’interesse prossimi allo zero e conseguente impossibilità di fare politica monetaria a compensazione della politica fiscale; un sistema finanziario che ha impedito di fare assegnamento sui redditi futuri; grandi risorse inutilizzate; politiche di aggiustamento sincronizzate a livello continentale: questi i fattori - propri della crisi dell’euro - hanno fatto sottostimare i moltiplicatori delle misure adottate dai governi per contrastarla. E’ la conclusione di uno studio di Olivier Blanchard, capo economista, e Daniel Leigh, capo del dipartimento ricerca, del Fondo Monetario Internazionale. Il titolo già spiegherebbe  il contenuto  (“Errori Previsionali di crescita e moltiplicatori fiscali”) se non fosse che quel ‘moltiplicatori fiscali’ va reso meno oscuro, almeno per noi poco avvezzi al gergo economicistico.2. Moltiplicatore fiscale è il rapporto fra una misura antideficit pubblico e il suo effetto sulla crescita. In parole povere: l’effetto, per esempio, di una manovra di bilancio sul PIL. Le misure suggerite da Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea (la c.d. Troica) sono state calibrate su un moltiplicatore 0,5, valutando cioè che, tagliando il deficit di un punto, la crescita sarebbe calata di mezzo punto. Lo studio Blanchard-Daniel oggi ha scoperto che la valutazione era errata perché, in effetti, il moltiplicatore è  stato non 0,5 ma 1,5, cioè 1 punto netto in più. Con il risultato che le misure anticrisi adottate, anziché migliorare l’economia dell’eurozona, l’hanno spinta nella depressione che viviamo.3. Dunque, è chiaro: le tristi conseguenze della crisi che viviamo è frutto di un errore di valutazione della Troica, e però l’errore era inevitabile, dal momento che troppi fattori hanno offuscato le capacità valutative dei preposti. Ma consideriamoli un po’ questi fattori. Il primo: impossibilità di fare una politica monetaria in grado di contrastare i tagli, a causa dei bassi tassi d’interesse. Ma chi aveva portato i tassi d’interesse prossimi allo zero? Belzebù? O il Governatore della Banca Centrale, cioè un pezzo della Troica e non proprio il meno importante? E allora, la politica complessivamente adottata era quella giusta? O, semplicemente, la stessa politica non si sarebbe‘trasmessa’, come più volte ha ripetuto Draghi, per il differente livello dei tassi interesse fra paesi virtuosi (Germania) e paesi spendaccioni (Grecia, Portogallo ecc.)? Il secondo: non poter fare assegnamento sui redditi futuri, vale a dire non poter contare su un risparmio sicuro, al fine di modulare i consumi nel tempo. Ma non è stata forse ala speculazione a distruggere il risparmio? E nulla si poteva fare per frenare la sua cieca attività. Il terzo: esistenza di risorse inutilizzate,  cioè, disponibilità di impianti e forza lavoro inoccupate. E che cosa ha impedito il loro utilizzo, se non una preconcetta avversione ad una politica economica di tipo Keynesiano, la sola, per dirla con Krugman , che per esperienza storica ci ha fatto uscire dalle crisi? Infine il quarto: politiche di aggiustamento sincronizzate a livello continentale; che più o meno significa: compiti a casa, cioè, austerità per tutti. Dando per scontato che, a dispetto delle diverse strutture economiche, tutti i paesi avevano bisogno delle stesse misure anticrisi.4. Se queste brevi considerazioni sono pertinenti, c’è da chiedersi quale sia il livello di operatività della Troica e quali siano le disponibilità cognitive dei suoi operatori. Errori come quello descritto sono ordinaria amministrazione per chi opera con oggetti complicati? O sono errori imperdonabili? E le valutazioni fatte nello studio di Blnchard e Daniel depongono per una correzione di orientamenti, o semplicemente, come dire: lavoro accademico? E noi facciamo male a pensare: a chi siamo affidati?