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Il credito che manca.


1. In un articolo apparso su Il Sole 24 Ore del 7 aprile Luigi Guiso e Guido Tabellini hanno volto il seguente ragionamento.La contrazione del credito non è transitoria, e durerà per anni, perché le banche devono:- ricostruire il capitale;- ridurre la leva finanziaria;- ristrutturare, per far salire la produttività.Ma la crisi è anche un’opportunità. Se le imprese, invece di finanziarsi presso le banche, ricorressero al mercato dei capitali, si otterrebbero i seguenti vantaggi:- imprese  più capitalizzate e meno rischiose;- aumenterebbero le ‘obbligazioni corporate’;- aumenterebbe il business bancario legato al collocamento delle stesse;- si liberebbero risorse (bancarie) con le quali finanziare le imprese piccole.Ma perché tutto ciò non si verifica?Perché non ci sono grandi investitori istituzionali disposti a sottoscrivere “strumenti di credito in grosse quantità”.Eppure in Italia vi è un notevole spazio per grandi investitori istituzionali. Basta agire su “due linee”:- l’incremento dei fondi pensione;- la promozione dei fondi comuni.L’incremento dei fondi pensione passa per:- l’incoraggiamento all’aggregazione di quelli esistenti, troppo piccoli per essere capaci di ‘giocare ‘ sulla diversificazione del rischio’ e per fare fruttuose analisi di mercato;- la promozione delle adesione dei lavoratori, oggi ferme al 25% dei lavoratori attivi per mancanza d’informazione.2. Luigi Guiso e Guido Tabellini non hanno bisogno di presentazione. Il primo è Axa professor of Husehold and Finance presso l’Einaudi Institute of Economics and Finance e il secondo un bocconiano doc. Ma, come tanti ‘tecnici’ bravi in teoria:- non si occupano di discutere le cause della contrazione del credito che loro stessi elencano, e le attuali esigenze delle banche sono assunte come dato intangibile, o meglio, variabile indipendente; - non considerano le questioni implicate  dalle delle loro proposte; o le sottovalutano.Ma, poi, c’è che da chiedersi: è davvero pensabile per l'Italia una proposta come quella formulata?Vediamo.Le attuali esigenze delle banche (ricostruzione del capitale, riduzione dei debiti, e ristrutturazione per aumentare la produttività), lo sappiamo, sono state causate da politiche del credito del tutto subordinate a gestioni finanziarie forsennate. Per rispondere a queste esigenze non ci sono mezzi diversi da quelli che - come vedremo - potrebbero/dovrebbero fornire i lavoratori e piccoli risparmiatori?Io penso che ci sarebbero. Basterebbe definire regole per:- scoraggiare l’attività speculativa delle banche;- indirizzare il credito bancario verso attività di economia reale, individuate con appositi studi previsivi di settore;- definire il concetto di ‘giusto profitto bancario’.3. E veniamo ad alcune considerazion sulla proposta complessiva.I fondi pensione sono alimentati da risparmi dei lavoratori in quanto tali che, anziché essere destinati ai bisogni della vita, sono impegnati per costruire una pensione, primaria o aggiuntiva. Per raggiungere lo scopo per il quale sono, le disponibilità di questi fondi devono essere investiti. Guiso e Tabellini dicono che dovrebbero essere investiti in obbligazioni corporate, così succederebbe quanto da loro previsto. E aggiungono: i due tipi di fondi dovrebbero crescere, perché quelli esistenti sono poca cosa.Domande.- Ma perché i fondi pensione dovrebbero investire nelle imprese che da tempo non producono reddito, e non invece nella finanza per un lucro sicuro?- E ammesso che decidessero di investire nelle imprese, che fine farebbero i soldi nel caso in cui le imprese andassero a quotarsi in borsa, e essere in balia della cosiddetta ‘volatilità’?- Ma poi: è un caso che in Italia i fondi pensione scarseggiano, o non è, piuttosto, la conseguenza un po’ di quest’ultimo timore, e un po’ del fatto che a una pensione tramite un fondo dovrebbero ricorrere lavoratori con redditi inferiori a mille euro mensili?I Fondi comuni sono la somma di quote raccolte per lo più fra piccoli risparmiatori e gestiti/investiti da apposite società di gestione. Una vera e propria industria che, in maggior parte, è appannaggio di banche. Se non che l’industria dei fondi Comuni è anch’essa piccola come i Fondi Pensione, e dovrebbe svilupparsi. Ne deriva che le banche per poter giovarsi del benefico effetto dell’industria dei Fondi Comuni, dovrebbero svilupparli. Maqui incontrerebbero l’ostacolo del conflitto d’interesse: da un lato la banca deve reperire denaro come banca, da un altro lato dovrebbe incentivare il proprio Fondo Comune. Secondo Guiso e Tabellini il conflitto si risolverebbe se le banche si separassero dai loro Fondi Comuni.Qui non c’è da domandarsi nulla, perché si sa, di fronte ai ‘se’, le domande sono oziose.4. Ricapitolando.Secondo i due illustri economisti il credito manca, e mancherà per lungo tempo, perché le banche non possono erogarlo. Le imprese, per finanziarsi, dovrebbero ricorrere a finanziamenti alternativi. I finanziamenti alternativi principali sarebbero quelli dei Fondi Pensioni e dei Fondi Comuni, che, però sono asfittici, per le ragione che lo stessi spiegano. Bisognerebbe promuoverli.Dove questi fondi dovrebbero trovare le risorse per ingrandirsi i due non dicono.Noi pensiamo ancora che per questo problema, e per tutti gli altri implicati, occorrono nuove regole, non solo per il ccredito, ma anche per la finanza e per l’economia nel suo insieme.