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E se bastasse un veicolo (speciale)?


1. Giorni fa il direttore del Sole 24 Ore, con un articolo di fondo pari al famoso ‘Fate presto’, ha sollecitato i responsabili ad agire per contrastare la disoccupazione. Esattamente ha detto: visto che le disponibilità finanziarie che arrivano alla banche non si traducono in credito, si crei un veicolo, qualcosa…Non ha detto altro il direttore del giornale degli industriali, né poteva, visto che le banche appartengono al settore per il quale lavora. Ma il messaggio non si prestava ad equivoci: se si vuole aggredire la disoccupazione, bisogna far rifluire il credito; per farlo, bisogna in qualche modo baipassare le banche.Qualche giorno dopo, bocconiani del rango di Tabellini e Guiso hanno fatto proposte concrete di forme di veicoli. In pillole, queste figure sono filiazioni bancarie che si occupano della cartolarizzazione di asset delle banche madri, per generare liquidità. Ma li abbiamo visti all'opera fino alla crisi questi veicoli, e non sembra che abbiano dato buoni risultati. Forse per questo il direttore del giornale ha pensato anche a qualcosa altra.Non avendo specificato, immaginiamo di completare il suo pensiero. 2. Il credit-crunch ha cause diverse.La prima è che la crisi in corso, compresa quella del credito, non è di illiquidità, ma di controparte; in parole più accessibili: i soldi non mancano, è che nessuno li mette in circolazione, perché i prestatori non si fidano dei prenditori.Una seconda causa è il timore che le banche possano avere la parte sinistra del bilancio (capitale lordo) non adeguata, o poco adeguata a fronteggiare prevedibili, prossimi temporali finanziari, sia per la presenza di titoli più o meno tossici, sia per crediti di dubbia esigibilità. Di qui l’attenzione per i core tier (livelli di patrimonio) e per gli impieghi; in ossequio agli obblighi europei. In termini più semplici, le banche da un lato devono badare a tenere in salute il patrimonio, da un altro devono limitare il credito.Un’altra causa è rappresentata dalla riottosità dei potenziali prenditori a ricorrere al credito, per la paralisi dei consumi nella maggior parte dei settori produttivi e per l’incertezza dell’azione politica e amministrativa del paese: cosa potrebbe mai farne del credito un imprenditore, senza sapere che, producendo, venderebbe e senza sapere quante tasse e quanto salario dovrebbe pagare e in che paese si troverebbe a operare, diciamo fra cinque anni!Se queste sono le cause dell’infarto del credito, difficile contare sulle banche. Come se ne esce? Valutando la proposta del direttore del giornale confindustriale. Come segue.La BCE ha inondato di liquidità le banche europee, ed esse non l’hanno trasformata in credito: diamo vita a un veicolo che, libero dai condizionamenti delle banche, riceva direttamente i finanziamenti, di cui diremo tra poco,  magarai a prestito,e conceda credito a quelle imprese che operano in settori ad alto valore aggiunto, e garantiscano i posti di lavoro consentiti dal rapporto credito ricevuto/postidi lavoro statisticamente possibili.Così operando, si innescherebbe il circolo virtuoso investimenti, produzione, prelievo fiscale, consumo, risparmio, e di nuovo investimento, con risultati molteplici: aumento dell’occupazione, dei consumi, del gettito tributario, e diminuzione del deficit e del debito; ma soprattutto si avrebbe il risultato di un aumento del PIL, che essendo il denominatore della frazione debito/PIL, ne farebbe abbassarne valore.L’operazione succintamente descritta poggia sulla celebre teoria del moltiplicatore degli investimenti, elaborata da J.M.Keynes all’indomani della grande crisi del ’29, e applicata con tanto successo specialmente dal secondo dopoguerra.3. Il nostro Debito Pubblico (DP) ammonta a poco meno di 2000 mld, e rappresenta il 125% del Prodotto Interno Lordo (PIL) che è poco meno di 1.600 mld. (dati 2011). Per obblighi europei (Fiscal Compact) l’Italia deve portare questo rapporto al 60% del Pil, (poco meno di 960 mld), tagliando l’eccedente 67%, (poco meno di 940 mld.) con correzioni capestro (45- 47 mld. l’anno, cioè, 20 anni di manovre, a  partire dal prossimo).Seguendo la ferrea legge del Fiscal Compact fra vent’anni avremmo i conti in ordine, ma, nel frattempo, nulla sapremmo di occupazione, consumi e ripresa.Se, invece, avessimo la possibilità di seguire la via del moltiplicatore degli investimenti, a parità di tutte le altre variabili in gioco (interessi sul debito nuovo e vecchio, gestione del debito complessivo, dinamica dei tassi d'interesse, tasso di cambio, ecc.), con minori oneri, rispetto a quelli da Fiscal Compact, si potrebbero avere altri risultati e in tempi più brevi (una manovra da Fiscal Compact ammonterebbe a 45 mld e dovremmo sopportarla per 2o anni; con la stessa cifra potremmo pagare il debito di 150 mld necessari per attuare la proposta di questa nata in 3 anni. 4. Nella sua forma statica il moltiplicatore degli investimenti è dato dalla formula                                             1 / 1 – Cin  cui 1 è l’investimento iniziale e 1 - C gli n investimenti successivi, con C che rappresenta la parte di reddito destinato alla spesa (propensione marginale al consumo); la formula dice di quanto si moltiplica un investimento iniziale 1. Seguendo il suggerimento  del direttore del giornale, investendo, per esempio, 150 mld (sostanzialmente l’importo di quattro manovre) forniti da un veicolo, con una propensione marginale al consumo 0,90 si avrebbero i seguenti risultati: 150 / 150 – 135 = 10150 x 10 = 1.500 Cioè, investendo 150 mld, si produrrebbe un reddito aggiuntivo di 1.500 mld. A parità delle altre variabili in gioco, (tassi d'interesse, tasso di cambio, produttività, ecc.) con tale reddito aggiuntivo l’attuale rapporto DP/PIL 2000/1600, diventerebbe 2000 + 150/1600 + 1.500 = 2150/3.100 = 0,69 = 69%. Al mitico 60% mancherebbe poco.  5. Perché non si può fare tutto ciò?Innanzi tutto, perché non c'è il veicolo. Inoltre, e soprattutto, perché il fiscal compact vieta un aumento del debito.Ma se, il nostro governo, facesse una proposta negoziata all'Europa, forse... In fondo si tratterebbe:- di derogare un patto, per realizzare un'idea utile per il nostro paese, ma ripetibile da altri- nel nostro caso, di sostituire un sacrificio molto oneroso (20 anni di manovre) con uno più ragionevole (l'equivalente di tre manovre per il rimborso del nuovo debito). Non va dimenticato che deroghe di altro tipo, in passato, sono state accordate a Francia e Germania. Quanto al debito aggiuntivo che si creerebbe, c’è da tener presente che il moltiplicatore postula un risparmio del 10%, che da subito potrebbe essere destinato ad ammortizzarlo; ma come dicono i numeri, un aumento del debito fino a circa 150 mld, come è ipotizzato, non desterebbe preoccupazione, visto che il PIL aumenterebbe molto di più, e il rapporto DP/PIL lambirebbe quota (mitica) 60%.