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E' scienza l'economia?


1. Raghuram Rajan, già capo economista del Fondo Monetario Internazionale, professore, governatore della Banca Centrale Indiana, il 9 agosto 2013 ha scritto un articolo molto accorato sul Sole 24 Ore, denunciando che tanti colleghi confutano con violenza idee che non condividono. A parer suo sarebbe più proficuo un dibattito pacato, che partendo da un reciproco riconoscimento, si svolgesse nelle sedi competenti. Inoltre ha espresso l’idea che tutto succede perché si trascura, o non si sa, che l’economia non è una scienza naturale che può contare su dati stabili, ma una scienza sociale costretta a lavorare su dati mutevoli, a causa di eventi inattesi e spesso imprevedibili. Infine, ha scritto che risultati di ricerca economica diversi non necessariamente denunciano errori. 2. Per la prima questione il professore esemplifica sul premio nobel P. Krugman, che oltre ad aver molto criticato l’errore commesso da Reinarth e Rogoff nella dimostrazione del rapporto causa effetto fra livello del debito pubblico e PIL, ha addirittura malignato sulla onestà professionale dei due economisti. La seconda questione è presa a motivo per suggerire che il dibattito delle idee – che è cosa nobile – sia svolto a livello della sua dignità, piuttosto che sui giornali. La terza non è stata oggetto di particolari argomentazioni. Ma non ce n’era neanche bisogno, atteso che è noto che i risultati della ricerca scientifica in generale sono strettamente dipendenti dalle ipotesi di lavoro. Così riassunto in estrema sintesi, il ragionamento del professore Raghuram si presta a osservazioni. Fra le quali scelgo le seguenti. La vis polemica è stata caratteristica di tanti grandi del pensiero - la storia ce lo insegna - e nella tradizione orale e scritta non abbondano prese di posizioni desolate come quella proposta dal professore Raghuram. Le passioni sono state e sono il sale del meglio. Né deve impressionare la pubblicità dei dibattiti: il pensiero è endemico, e gli scienziati spesso si rivelano tali dopo le scoperte e le invenzioni.3. Che quella economica non sia paragonabile a una scienza naturale è scritto in tutti i manuali introduttivi allo studio dell’economia. Come accennato, nel lavoro di ricerca scientifica si fanno ipotesi, e su di esse di costruiscono modelli. Il valore esplicativo dei modelli dura finché le ipotesi sono valide. Nulla di più. La differenza fra scienze naturali e scienza economica la fanno gli eventi, i ‘cigni neri’ che sopraggiungono a mutare i dati: nelle prime sono eventi naturali imprevedibili; nelle seconde sono umani e prevedibilissimi, al punto che potrebbero essere neutralizzati sul nascere.4. Il professore lamenta che si esagera nel pensare, talvolta, che errori commessi nella ricerca scientifica (economica) possono non essere tali, ma semplicemente risultati di ipotesi basate su interessi extrascientifici. E qui sbaglia lui. Il monetarismo della triste Scuola di Chicago, che tanta miseria e lutti ha causato nel mondo, è stato solo un approdo scientifico, o è stata una strategia al servizio di ‘chi’ vi ha costruito le proprie fortune? Ma fuori di polemica: Krugman sostanzialmente sostiene che se c’è stata una via d’uscita per tante crisi economiche recenti, essa è stata sempre frutto di politiche Keynesiane; perché per la crisi presente (dove ancora persiste) si insiste ancora con misure monetariste che continuano a non dare effetti? Fa male Krugman se si appassiona a sostenere che Rainarth e Rogoff hanno prodotto un risultato scientifico erroneo, e forse non solo per l’errore materiale, che nel loro lavoro pure c’è, ma perché...  e, poi, sconfessato dalla storia, come America docet?