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QE e Cassandre


1. L’ultimo intervento della BCE, il Quantitaive Easing (QE), teso al rilancio dell’economia, è stato variamente commentato: tanti sono convinti che si tratta di misure efficaci, altri sono scettici sui risultati, ma c’è chi pronostica conseguenze negative, che potrebbero verificarsi se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto. Per tutti, il professor Guido Gentili, per il quale il ‘verso giusto’ sarebbe ciò che auspicherebbero Bruxelles e Germania. Vediamo. Il QE in pillole è una misura delle banche Centrali che consiste nell’acquisto di titoli pubblici e privati, con il proposito di far aumentare la liquidità e di conseguenza il credito a imprese e famiglie. Le autorità politiche europee prima l’hanno  osteggiato, ma alla fine l’hanno accettato come ultima spiaggia, e nella speranza che funzioni. 2. Cosa dice il professore in proposito? Ecco il succo del suo pensiero, come apparso il 24 gennaio scorso sul Sole 24 Ore. “…In sostanza i mercati… hanno squadernato sul tavolo i possibili punti d’attacco. Non è un caso che il presidente della Bundesbank Jens Waidemann abbia avvertito che il QE della BCE , con il piano d’acquisti, riduce la pressione su Francia e Italia e rischia di frenare le riforme nei due paesi-chiave”. E se la cancelliera tedesca Angela Merkel, nel recente incontro di Firenze ha parlato di misure impressionanti, le due posizioni non sono dissimili: “… sono… nell’interesse della Germania che alla fine coesistono, non due linee l’una del tutto alternativa all’altra. E bisogna farci i conti, esattamente come ha fatto Draghi…”. Chiaro? I mercati potrebbero non condividere il QE, e il governatore della Bundsbank e il capo del governo tedesco ci hanno messo sull’avviso. E poco importa che ‘potrebbero non condividere’ è un condizionale che non indica una situazione di realtà, ma solo ciò che pensa il professore delle possibili, o probabili valutazioni di Waidemann e Merkel.   Fin’ora ritenevamo che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire’, ma dopo le parole del professor Gentili è doveroso una errata-corrige: non c’è peggior sordo di chi è sordo. Per riprendere la tesi a lui cara, che non è con gli aiuti esterni che l’Italia risolve i suoi annosi problemi, ma con le ‘riforme’, egli mette insieme vulgate correnti e ne fa un articolo improabile; purtroppo, per un giornale che ancora lo ospita, se è vero che da tempo il personaggio non cangia stile, nonostante intorno a noi tutto stia cambiando, idee sull'austerità compresa, che, a detta di tanti premi nobel, si sono dimostrate, prive di consistenza scientifica e di risultati positivi. 3. Ma leggiamo l’osservazione core che il professore fa al QE della BCE:  “… non è supplente rispetto al ruolo che appartiene ai singoli stati… Per cui, astenersi da facili analisi a catena per le quali tutto si aggiusta… ”. E qui, la sequenza degli effetti del QE, elencati come li vedrebbero il “laudatores”, cioè mercati, politici e gente comune, la dice lunga sulla dimestichezza che il professore ha in tema di politica economica: “… più reddito, più investimenti, euro più basso, più occupazione… ”. E come se non bastasse: “… a proposito: dove è finita la mistica della moneta forte?”. ‘Ma de che’, professore! Intanto ci propone un’osservazione marginale rispetto a tutte quelle che si potrebbero fare sul QE. Ma diciamo che l’osservazione è sua, e come tale va rispettata. Nel merito della suo articolo, ci consenta di non condividere il pessimismo di cui è pervaso. Primo, le minacce dei mercati contro le misure della BCE, che sarebbero leggibili nelle parole del governatore della banca centrale tedesca, e anche nelle dichiarazioni fiorentine della cancelliera Merkel, al di là  delle parole effettivamente pronunciate, non sussistono. Almeno fin’ora. E l’Italia sta facendo le riforme. Secondo, il presidente della banca centrale tedesca e la cancelliera Merkel, in ogni caso, non sono i mercati. E i mercati hanno salutato positivamente il QE della BCE. E ancora: è chiaro a tutti che il QE è una misura monetaria, e le misure fiscali (investimenti, occupazione ecc.) competono dei singoli stati dell’UE. Ma è possibile, che lei non sappia, che senza il QE gli stati avrebbero continuato ad avere le mani legate e, invece, con esso qualcosa possono cominciare a fare? O almeno: quello che faranno (le famose riforme) avranno maggiore possibilità di successo? Infine: la sequenza degli effetti probabili del QE sono aumento della liquidità, aumento del credito, aumento degli investimenti, aumento dell’occupazione, aumentro dei redditi, aumento dei consumi: in sintesi, ricostituzione della domanda aggregata, e non quella indicata da lei. Sulla svalutazione dell’euro stendiamo un velo pietoso: tutti sanno a che serve la svalutazione della moneta; le dice qualcosa il concetto di svalutazione competitiva? Noi saremo laudatrores, professore, ma lei cos’è, Cassandra o menagramo?