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La finanza non è in crisi.


1. Da quando la crisi economica è stata certificata – diciamo dal fallimento della Banca Lehman Brothers (15 settembre 2008) – ad oggi, la ripresa si è avviata prima in America, poi in Europa, da un po’ anche in Italia: ma con lentezza, e un recente paper del FMI scrive nero su bianco che nulla sarà più come prima. Nello stesso periodo la finanza sta conoscendo un momento di ben godi, che non si vedeva dai tempi dell’America di Greenspan: per esempio l’indice S&P500 (un indice che rappresenta il valore medio delle azioni delle prime 500 imprese americane quotate in borsa) ha triplicato il suo valore arricchendo – e in che misura – le imprese che rappresenta, ma soprattutto coloro che scommettono su questo indice. Sembrano eventi scollegati, e invece sono in rapporto di causalità. 2. “La spiegazione di questa profonda divaricazione tra salute del mercati finanziari e debolezza relativa del ciclo economico è tutta e solo nelle ingentissime iniezioni di liquidità delle banche centrali”, per giunta in un periodo in cui i tassi di rendimento degli investimenti sono pressoché a zero (Il Sole 24 Ore del 5.4.2015). Ed ecco perché. L’abbondante liquidità elargita dalle Banche Centrali in questo periodo è stata appannaggio pressoché totale delle grandi banche. Se queste banche avessero utilizzato almeno parte della liquidità ricevuta per rianimare il credito alle imprese, davvero l’economia si sarebbe ripresa. Ma non l’hanno fatto. E non l’hanno fatto perché – dato il regime di interessi bassi – avrebbero realizzato ritorni poco vantaggiosi. Le Banche, invece, hanno preferito investire nel settore della finanza, dove i ritorni sono stati – e sono ancora – ben più alti, in alcuni momenti anche con numeri a due cifre. 3. Purtroppo il fenomeno appena descritto è noto da tempo, e tanti economisti, opinionisti, giornalisti e persino politici lo stanno denunciando. Ma la volontà che lo determina e lo difende – che è della finanza che ci guadagna – è più forte di qualunque tentativo politico di fermarlo. L’ultimo in ordine di tempo, la resistenza della Grecia di Tsipras ai diktat europei, sta per essere definitivamente sconfitto. E dire che la finanza si regge sul piccolo risparmio, i nostri piccoli risparmi: li depositiamo in banca, la banca li raccoglie e li deposita in una banca d’affari, questa li scommette su un indice, per esempio l’indice S&P500 – che funziona come un blackjack – e il gioco è fatto. A nostra beffa, perché i risparmi sono i nostri, e a nostro danno, per quello che abbiamo detto. E se non facessimo più risparmi?