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Confindustria e contratti.


1. Il Centro Studi Confindustria ha elaborato un documento nel quale si ‘dimostra’ che in occasione dei prossimi rinnovi dei contratti, che sono in scadenza quasi per tutte le categorie, i lavoratori non possono pretendere aumenti, perché quelli del passato sono stati calcolati su un’inflazione programmata più alta di quella che si è verificata, e ad oggi sono superiori all’inflazione corrente. Con questo documento Confindustria si è presentata ai rinnovi contrattuali, e non vuole scucire un soldo, adducendo che se lo facesse la redditività dell’impresa non sarebbe più remunerativa, e ci sarebbe una fuga dagli investimenti maggiore di quella che già c’è, anche a causa della bassa produttività.Sembrerebbe un ragionamento corretto, ma contiene quello che io chiamo ‘il vizio del padrone’.Per vizio del padrone intendo il vecchio ‘gingle’ secondo il quale quello che è del padrone è intangibile, e se c’è da tutelare ragioni d’impresa, devono pagare i lavoratori. Provo a discuterne.2. Sulle due questioni.a. I salari sono cresciuti più dell’inflazione. E allora? In via generale, non c’è nulla di male se un po’ di reddito si è spostato dal profitto al salario: ne ha beneficiato la spesa, e i lavoratori e la società hanno peggiorato un po’ di meno la loro condizione. In ogni caso il fenomeno a sfavore di Confindustra si è verificato per un periodo breve, quello preso in considerazione da Confindustria (circa quattro degli anni in cui il paese è in deflazione), mentre normalmente, negli anni passati, i benefici contrattuali non hanno mai recuperato l’inflazione. E poi, c’è di più: il calcolo fatto da Confindustria ha tenuto conto, oltre che dal mancato aumento dell’inflazione, anche dell’aumento del costo della vita? (Un’inflazione che non cresce certamente favorisce i salari, ma l’aumento del costo della vita altrettanto certamente li impoverisce). Nel documento non si fa cenno del costo della vita.b. La produttività non cresce. Quale produttività, quella del lavoro, quella dell’impresa, o quella del sistema paese?La produttività del lavoro era lo sfruttamento del secolo ‘800, ma nessuno più ne parla seriamente, e spero che la Confindustria non faccia riferimento ad essa .Allora è in discussione la produttività dell’impresa? Spero di si. Ma qui la Confindustria è sorda su una questione fondamentale. La produttività, ridotta all’osso, corrisponde al costo unitario di prodotto nell'unità di tempo, ed è data dalla seguente relazione  p = P/C + L con  p = produttività; P = prodotto; C = capitale; L = lavoro. La relazione dice che p aumenta, se aumenta P sfruttamento), o se diminuiscono C o L, o entrambi. La sordità della Confindustria consiste nel credere queste tre cose:- P non può aumentare perché 'purtroppo' i lavoratori non si fano sfruttare;- una diminuzione di C, significando rinnovo degli impianti a maggiore contenuto tecnologico, non sempre è possibile;- quindi, solo se diminuisce L, cioè, solo se si abbassano i salari, si alza la produttività.E' per questa sordità di Confindustria che la produttività nel nostro paese langue.  Poi ci sarebbe la produttività del sistema paese. Che sarebbe, grosso modo, la capacità del paese di funzionare bene spendendo il meno possibile. Su questa accezione di produttività non dirò altro, perché ci vorrebbe altro tempo per farlo. Dico solo che qui Confindustria per gran parte pensa che non tocchi all’imprenditore fare qualcosa e, per quel poco che dice, sono cinquant’anni che non fa fare altro che lamentare troppe tasse e troppa burocrazia, ignobilmente menzionate come lacci e lacciuoli.3. Che dire, questi sono i nostri imprenditori e questi ci teniamo.Però…Da più parti si ripete che per uscire dalla crisi nella quale ancora ci troviamo, occorrerebbero massicci investimenti. Lo Stato non può farne, perché non sono permessi dai vincoli europei (fiscal compact ed altre diavolerie). Dovrebbero farli i privati, gli imprenditori. Che avrebbero i soldi per farli. Ma non ci pensano nemmeno, perché… l’inflazione programmata non corrisponde a quella effettiva e perché la produttività…, ecc. ecc.