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I medici dell'economia di mercato.


1. Giorni fa la BCE (Banca Centrale Europea) ha allargato il QE (Quantitative Easing), per sospingere il processo avviato un anno fa per bloccare la deflazione e portare l’inflazione vicino al 2%. Nelle intenzioni di Draghi questo processo dovrebbe rafforzare la ‘timida ripresa’ europea. Il 16 scorso la FED (Banca Centrale Americana) ha alzato i tassi d’interesse  dello 0,25%, e ha fatto capire che li alzerà ancora  in seguito, anche se gradualmente, allo scopo di frenare la ‘forte ripresa’ americana e scongiurare in partenza una eventuale nuova crisi in futuro. Anche se la governatrice Yellen ha detto che non se ne prevedono. Strana l’economia di mercato che ha sempre bisogno del ‘medico’, sia quando cresce, sia quando non  cresce: se cresce, produce inflazione, che oltre un certo limite è pericolosa e va frenata; se non cresce, ristagna nella crisi, e si deve pompare liquidità nei mercati - cioè nelle banche - per farla riprendere. A mio avviso, nessun medico si convince che né misure come quella della BCE, né misure come quella della FED risolvono il problema della instabilità economica. Eppure, i fatti dimostrano proprio questo. Ad aumentare la confusione ci sono, poi, le spiegazioni degli esperti, che non mancano occasione per dissertare sugli effetti che le misure di politica monetaria producono  nelle borse: le borse vanno su e giù come l’altalena (sono ‘volatili’ come di dice in gergo economico) e gli esperti sempre a dare spiegazioni diverse. Chi legge i giornali, ma anche chi semplicemente ascolta i telegiornali, sente che un giorno l’andamento delle borse è causato dalla guerra al - o del - Califfato; un altro giorno è il prezzo del petrolio che è troppo basso; un altro giorno ancora le ‘prese di beneficio’ o le ‘coperture’ degli investitori; e ancora: vengono riferite come probabili cause persino i comportamenti ‘sbagliati’ della governatrice della FED e del governatore della BCE; e poi tante altre: un mare di chiacchiere, per non ammettere onestamente che nessuno sa davvero come si ‘muove’ l’economia e, poiché l’economia oggigiorno è ‘finanza’,  per non ammette che non ci sono regole della finanza auspicabili, perché la finanza non ne sopporta. 2. Per farmi capire meglio, è bene che io dica prima del significato di ‘presa di beneficio’ e di ‘coperture’, che ho buttate nel discorso solo per rabbia verso un linguaggio usato per non far capire ai più di cosa si parla . ‘Presa di beneficio’ è una vendita massiccia di titoli, che si fà dopo che la borsa è cresciuta per un lungo periodo: si vende per beneficiare del guadagno realizzato. ‘Copertura’ è un acquisto massiccio di titoli, che si fà per averne a disposizione quando sarà il tempo di speculazioni future;  il tutto indipendentemente dall’andamento delle borse. Per chi ancora non lo sapesse, operazioni di questo genere sono una parte consistente della c.d. ‘speculazione finanziaria’, e la speculazione non si ferma mai. 3. Ritornando, ora, alle decisioni di BCE e FED, cerco di spiegare le loro recenti decisioni. Dopo la crisi iniziata nel 2008 la FED ha pompato liquidità nei mercati, e l’economia americana si è ripresa; o così si pensa, visto che i milioni di posti di lavoro creati sono in maggioranza lavoro precario e altre precarietà sono presenti in America ; e visto ancora che se il PIL americano è aumentato, è aumentato anche il debito americano . In queste condizioni i mercati (le banche) e con essi gli esperti ritenevano che la crescita americana fosse troppo forte, e andava frenata; e per frenarla era necessario che si alzassero i tassi d’interesse, e per molto tempo. La Governatrice in persona fin’ora era stata titubante, con questo ragionamento: se la situazione nazionale è incerta e quella internazionale non è migliore ( per guerra, terrorismo, economie dei paesi emergenti in crisi) non è imprudenza frenare la liquidità? Purtroppo alla fine ha dovuto cedere alle pressioni, e ha dovuto decidere la ‘frenata’. Per inciso: io continuo a pensare che i tassi d’interesse alti, più che all’economia del paese servivano alla finanza per fare investimenti redditizi.Quanto alla BCE, ripeto qui le ragioni della sua decisione, già spiegate altrove. L’Europa non si  è mai ripresa dalla crisi cominciata nell’estate del 2008; perché la BCE non ha potuto fare a suo tempo quello che ha fatto la FED, cioè pompare liquidità nei mercati, perché non c’era un Governo Europeo che lo permettesse. Così la crisi in Europa non è mai finita. Solo recentemente Draghi, vedendo che le varie stupide iniziative prese dalla Commissione Europea (per tutte il c.d. ‘Fiscal Compact’) non davano frutto, ha imposto un Q.E. tecnicamente possibile, definito in due tempi: prima nel 2013 e poi all’inizio di questo mese. Spiegare il significato di quel ‘tecnicamente possibile’ ci porterebbe troppo lontano. Accontentiamoci di seguire Draghi nel suo lapidario ragionamento: il Q.E. all’europea dovrebbe far passare l’economia del vecchio continente dalla deflazione, che è segno di stagnazione, all’inflazione, che è segno di ripresa. Secondo me, né le misure della FED, né quelle della BCE avranno effetti apprezzabili sulle economie delle due sponde dell’Atlantico. In America si registreranno un freno dell’economia, un aumento dei prezzi,un calo dell’occupazione e un peggioramento generale della situazione non solo economica, ma anche sociale e politica: se non subito, sicuramente nel medio termine. In Europa l’inflazione non passerà da 0% a 2% prima di anni, e la situazione generale che conosciamo non cambierà. In entrambi i casi la speculazione finanziaria continuerà per la sua strada, lasciando sempre più lontana da sé l’economia reale. 4. Allora non c’è proprio speranza di vincere questa crisi? Qui occorre essere onesti e un  po’ visionari. Il tempo che fu, non tornerà mai più, perché le economie dei vari distretti geografici sono troppo interconnesse per non risentire l’una dell’altra. Se oggi un distretto è in crescita è perché un altro, o più, sono in crisi. Per sperare che un domani si possano avere relazioni economiche positive per tutti, è necessario progettare un nuovo ordine politico, prima che economico, capace di creare ‘aspettative’ nuove, in sostituzione di quelle vecchie che nessuno più segue. Il cambiamento passa attraverso: - il privilegio dell’economia reale (del fare, direbbe qualcuno); - il ritorno della moneta a strumento di regolazione degli scambi; - una regolazione della finanza che sia regolazione del risparmio e/o dell’eventuale surplus monetario; - restituzione delle banche alla loro funzione  di pura intermediazione del credito. Intanto che maturino i tempi lunghi di un simile progetto, bisogna da subito promuovere le ‘nuove aspettative’ mediante: - nuove regole di gestione della cosa pubblica; - un freno alla finanza speculativa; - destinazione dei fondi bancari innanzi tutto al credito; - investimenti nella manifattura, vera fonte di ricchezza, specialmente in Italia; - investimenti in ricerca e sviluppo.