Spread

A proposito della tempesta finanziaria dell'estate


1. È opinione diffusa fra gli economisti, che nello scorso mese d’agosto il mondo della finanza è stato colpito da una tempesta, che ha fatto toccare con mano i limiti del mercato nel trattare il rischio. Secondo tale opinione, i mercati non sono in grado di coprire - o almeno controllare - i rischi degli investimenti finanziari, perché gli strumenti inventati - la così detta finanza derivata (Subprime, Fondi, Fondi di Fondi, ecc.) - si sono dilatati, spersonalizzati e, alla fine, sgonfiati, al punto da diventare essi stessi la causa della tempesta, che sta mettendo a dura prova la fiducia non solo dei risparmiatori, ma degli stessi investitori istituzionali (Banche, Assicurazioni e altre Istituzioni Creditizie).L’opinione, allo stato delle conoscenze, sembra corretta.Tuttavia, quando provano a suggerire rimedi, gli stessi economisti restano intrappolati nella mistica di categorie note, quanto acriticamente accettate (mercato, finanza, investimenti finanziari ecc.) e diventano come la montagna che partorisce il topolino.2. Un noto accademico, la racconta così. Ci sono tre correnti di pensiero in tema di rischio connesso con gli investimenti finanziari:a) le innovazioni finanziarie sono state indotte, soprattutto, dal ‘mare di liquidità’ creato dalla politica monetaria espansiva della Banca Centrale Americana e in cerca di allocazione. (Per evitare guai peggiori, ad esempio: derive inflazionistiche?);  b) le innovazioni finanziarie non sono in discussione, perché assicurano liquidità sana. È necessario solo che siano trasparenti e che gli investitori abbiano la cultura finanziaria necessaria per usufruirne al meglio;c) le innovazioni finanziarie, se non adeguatamente controllate, sono un rischio non solo per i singoli investitori, ma anche per l’intero sistema finanziario.Da dove partire per pensare a correttivi?Controlli e regole sono secondari. Sono le Banche che - detenendo il monopolio delle informazioni sulla clientela - dovrebbero cominciare a riflettere sulla loro funzione e smetterla di vendere rischio, anziché credito. Perché, così facendo, non solo concorrono all’aumento del rischio finanziario complessivo del sistema, quanto creano le condizioni per distruggere il risparmio del quale dovrebbero nutrirsi.3. Parafrasando parole d’altri tempi, si potrebbe dire: miseria dell’economia!A parte il fatto che in sede scientifica, ma, forse, anche solamente accademica, si potrebbero-dovrebbero sottoporre a critica  categorie che, oggi, descrivono idee astratte, se non di comodo, piuttosto che fenomeni storicamente determinati. (E dire che qualcuno lo fa: vedi J.K. Galbraith  a proposito di ‘mercato’, ‘finanza’, ‘rischio’, nel suo bel libro ‘L’economia della truffa’). A parte questo, si diceva: per evitare, o alleggerire i danni, ancora incalcolabili, della tempesta di agosto non si sa suggerire altro che una limitazione delle skilles delle banche. Come se davvero il problema stesse lì.Se, invece, si ripartisse dalla scienza, si troverebbe che:a) la finanza è nata perché l’impresa possa reperire con relativa facilità i capitali con i quali finanziare gli investimenti e non  per fare 'giochi', speculativi e/o non. Controllo, dunque! Massimo controllo su questa finanza pericolosa. E non più 'assenza di regole', contrabbandata come ‘libertà dei mercati’;b) il mercato altro non dovrebbe essere che la ‘libera concorrenza’ immaginata da Adamo Smith, con le sue regole (p.e.: trasparenza); regole necessarie a mettere i competitors su un piano di parità; c) il rischio, naturalmente connesso con le operazioni di credito e con la finanza in generale, sia a carico degli operatori che liberamente, coscientemente e paritariamente prestano, prendono, vendono denaro e non dei risparmiatori di ultima istanza, costringendo lo Stato ad intervenire in loro soccorso, per evitare il peggio.Si troverebbe, in altre parole, la via per la soluzione a tanti problemi connessi con ‘rischio finanziario’, scongiurando, così, altre tempeste nelle prossime stagioni.Quanto al ruolo delle Banche, mi sembra meno di un’illusione, suggerire ad esse di non fare il loro mestiere: che razza di Istituzione Finanziaria sarebbero?