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Crisi finanziarie e rimedi.


1. Mentre la crisi finanziaria iniziata l’estate scorsa è in pieno svolgimento, molti esperti continuano a discuterne dall’interno, senza pervenire a risultati convincenti. Almeno per quel che sembra. Finalmente, però, qualcuno, anche se timidamente, prova ad allargare il contesto discorsivo e, volenteroso, suggerisce rimedi. Sono quelli giusti?Vediamo due esempi.Il professor Giacomo Vaciago, (Il Sole 24 Ore del 5 dicembre), propone di riflettere su tre aspetti.a) La vigilanza sul traffico monetario-finanziario è esercitata da istituzioni statali, mentre i movimenti avvengono a livello globale. Evidentemente essa è inadeguata a garantire correttezza e trasparenza del traffico.b) La stessa vigilanza, in passato è stata diseguale rispetto ai diversi settori (banche, assicurazioni, mercati finanziari). Perciò, specialmente dopo l’esperienza estiva, non è peregrino pensare ad un’integrazione delle diverse autorità preposte al controllo, integrazione non solo geografica, ma anche settoriale.c) Le banche centrali - di meno la Fed - si sono occupate soltanto di stabilità monetaria, rivendicando a questo fine la propria autonomia dai governi. Di conseguenza si sono limitate a tenere sotto controllo i tassi d’interesse, senza troppa attenzione per i possibili effetti (negativi) degli stessi.Sui primi due aspetti, i rimedi possibili sono impliciti nelle stesse riflessioni: la vigilanza deve riguardare l’intero comparto moneta-finanza, deve essere esercitata mediante un coordinamento degli istituti variamente preposti al controllo e deve essere caratterizzata da un approccio di mercato.Il terzo aspetto - a mio avviso - è il cuore del problema. In breve, si tratta di questo: se le banche centrali si occupano dei tassi d’interesse solo a fini di stabilità monetaria, che succede, quando - per fini di stabilità monetaria - i tassi sono tirati all'insù? Succede che le risorse si incanalano verso gli impieghi finanziari, facendo lievitare la liquidità e spesso a livelli indesiderati. E si sa: a certi livelli la liquidità, da un lato non trova sbocchi e finisce per girare intorno a sé stessa, da un altro, genera inflazione. La stessa che vorrebbe tenere sotto controllo con l’innalzamento de tassi.Le riflessioni del professor Vaciago, incentrate sui controlli sono rispettose della libertà di mercato solo fomalmente. 2. Il professor Alberto Alesina (Il Sole 24 Ore del 6 dicembre), anch’egli critico del comportamento delle banche centrali, pone l’accento su un altro aspetto. Il seguente: finché la politica monetaria, centrata sulla manovra dei tassi, non farà riferimento all’inflation targeting, essa non produrrà mai la chiarezza e la prevedibilità necessarie al buon funzionamento dei mercati. (E le crisi saranno sempre in agguato, aggiungiamo noi).‘Inflation targeting’ significa predeterminare un tasso d’inflazione per un periodo (preferibilmente medio-lungo), annunciarlo in anticipo e, mediante la manovra dei tassi d’interesse, mantenerlo costante nel tempo. Così operando, quando l’inflazione è in salita, i tassi non possono che scendere; il contrario succede, se l’inflazione cala.Con l’inflation targeting, in breve, i comportamenti delle banche centrali sarebbero prevedibili e renderebbero impossibili tutte quelle scommesse che hanno reso i mercati poco trasparenti, se non oscuri, con le conseguenze che un po’ tutti siamo stati costretti a conoscere.L’illustre professore, in verità, riferisce anche delle critiche che si fanno all’inflation targeting e le riassume così:- l’inflation targeting non consente di stabilizzare i redditi reali e frena la crescita;-le banche centrali non devono preoccuparsi solo dell’inflazione, ma anche dell’andamento dei mercati finanziari.Ma, con argomenti di spessore, che non è possibile riportare in questa sede, egli dimostra che si tratta di critiche erronee e, forse, pretestuose.Le proposte del professor Alesina sono rispettose della libertà di mercato tout court.3. Com’è evidente i due esperti, pur partendo dallo stesso assunto: i mercati finanziari sono malati, suggeriscono cure diverse. Il professore Vaciago pensa che sia sufficiente un’integrazione - settoriale e geografica - dei controlli esistenti; il professor Alesina ritiene necessario il ricorso all’inflation targeting.Nessuno dei due, tuttavia, discute la libertà di mercato. Perché nessuno dei due è disposto a credere che proprio la libertà di mercato sia la causa vera della crisi dell’estate, di quelle passate e di quelle che verranno. Oggigiorno, con la finanza creativa, in passato con le bolle speculative, in futuro con chissà quali altre fantasiose diavolerie.Se è così, quali divrsi effetti potrebbero sortire i loro suggerimenti?4. L'autorevolezza dei due illustri professori non mi consente di rispondere. Mi permetto, tuttavia,di avere un’idea: perché - anche a rischio di 'scalfire' la libertà di mercato - non vietare per legge la finanza creativa? Ameno la parte poggiata sulla leva finanaziaria? Non sarebbe scongiurata in partenza la causa efficiente delle crisi?