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Le ansie del Papa


Il Papa - in occasione del lavaggio dei piedi, nella coena domini in S.Giovanni in Laterano -  ha affermato che “giorno dopo giorno siamo ricoperti di:- sporcizia multiforme;- parole vuote;- sapienza ridotta o alterata;- molteplice falsità o falsità aperta.”(Il Sole 24 Ore - 21 marzo 2008, p.21).Quanto vediamo e sentiamo gli da ragione. Ma Egli è indenne da rilievi?Non del tutto. Vediamo.1.Sporcizia multiforme.Il sostantivo 'sporcizia', senza aggettivo farebbe pensare alla ‘monnezza’ di Napoli. Ma con l’aggettivo, a quale altra sporcizia allude?Alla TV spazzatura? Alla finanza spazzatura? Alla pedofilia, compresa quella dei preti e dei  onniventi? Ai ricchi, per i quali le crune dei famosi aghi sono sempre più larghe? Alle Guerre?Qualche precisazione gioverebbe.2.Parole vuote.“Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di  imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa...", ha il "compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.” (Dal discorso alla Sapienza). Tradotto: il Papa nell'università non ha da dire nulla, né può imporre la fede alle persone; però, è suo compito invitare ad usare la ragione per cercare la verità, cioè, secondo lui, Dio.Tutto Chiaro? O non si tratta, piuttosto, del secolare contorcimento cattolico, teso aa giustapporre ai fatti, giudizi di valore, come tali opinabili?Siamo in presenza di parole piene? 3.Sapienza ridotta ed alterata“… il Papa, proprio come Pastore della sua comunità, è diventato sempre di più… una voce della ragione etica dell’umanità…”, dice il Papa. (Ibidem).A chi sostiene che le sue sono parole di fede, e non di ragione, egli oppone il seguente argomento.“Che cosa è la ragione? Come può un’affermazione – soprattutto una norma morale – dimostrarsi ragionevole?... John Rawls, pur negando a dottrine religiose comprensive il carattere della ragione pubblica, vede tuttavia nella loro ragione non pubblica almeno una ragione, che non potrebbe, nel nome di una razionalità secolaristicamente indurita, essere semplicemente disconosciuta a coloro che la sostengono” (Ibidem).Come dire: le dottrine comprensive, quella cattolica compresa, potrebbero (sic!) essere considerate non razionali nella sfera pubblica, ma, nella sfera privata, una loro razionalità  non può negarla nessuno. Lo dice Rawls. Ma il Papa aggiunge: neanche invocando una “razionalità secolartisticamente indurita” (bella considerazione della ragione umana!). Semplicemente perché la ragione della fede è “…una ragione a-storica che cerca di autocostruirsi soltanto in una razionalità a-storica…”, per cui “… la sapienza delle grandi tradizioni religiose è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee. (Ibidem)”D'accordo. Ognuno è libero di autocostruisi la razionalità a-storica che vuole.Ma che c’entra la razionalità a-storica con la razionalità storica. Gli uomini, con la prima hanno una dimestichezza intimistica, con la seconda, lavorano, e con buoni risultati. Se le confodessero, non alterarerebbero la loro essenza umana? E con quali conserguenze per l'umanità?Sono sapienza integra le parole del Papa, o iperbole per giustificare, insieme alla storia, la sua 'a-storia, che forse non è neanche della chiesa?Molteplice falsità o falsità aperta.L’università esiste perché l’uomo vuole conoscere, dice il Papa. “In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale” (Ibidem).  A Eutifrone che sostiene la religione mitologica del tempo, “Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b - c). In questa domanda apparentemente poco devota - che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura... (cioè, drivava)... dalla ricerca del Dio veramente divino - i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto sé stessi e il loro cammino. Hanno accolto la loro fede non in modo positivista, o come la via d’uscita da desideri non appagati; l’hanno compresa come il dissolvimento della nebbia della religione mitologica per far posto alla scoperta di quel Dio che è Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore.”Questo modo di ragionare non è aderente alla verità storica, cioè, al passo di Socrate.Le parole di questi, sono una messa in discussione della religione del tempo. E' vero, che poco devote. Ma perché affermare che sono poco devote solo apparentemente? Per avere un punto di riferimento autorevole su cui poggiare una tesi impegnativa?  Ed eccola la tesi impegnativa: Socrate sentiva “una religiosità più profonda…la ricerca di Dio veramente divino” (Ibidem). Da Socrate sono partiti i primi cristiani, per uscire dalle nebbie della mitologia ecc.ecc.A Socrate, dunque, dovrebbe far riferimento l’Università che persegue la conoscenza. Ma, attenzione: non a Socrate poco devoto della religione mitologica, ma a Socrate che cerca Dio. Non saprei dire quanto la tesi sia logicamente sostenibile. Ma mi chiedo: dov'era Dio altempo di Socrate?