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Delinquenza giovanile: questa sconosciuta.


I fatti raccapriccianti che vedono coinvolti giovani e giovanissimi, man mano che si verificano, sono spiegati come: bullismo, atrocità, devianze, mostruosità, ecc., secondo la formazione culturale del commentatore di turno. Mai un accenno alle possibili cause, e meno che mai un suggerimento per rimuoverle e scongiurare gli avvenimenti.Come si spiega?Non è difficile. Almeno a mio giudizio.Le persone non nascono né virtuose, né criminali. Diventano l’una o l’altra cosa, in dipedenza dei valori assorbiti dalle società in cui vivono. Perché questi valori influenzano i loro comportamenti. Compresi quelli delittuosi.Se così è, l’antropologo, il sociologo, il criminologo che spiegano le gesta criminali dei giovani non farebbero molta fatica a cercarne le cause: basterebbe guardare dentro le società per trovarvi tanti valori negativi, capaci di generare comportamenti contro regola. Ma perché non lo fanno? Perché, poi, sarebbero, costretti a denunciarli. E qui entrerebbero in rotta di collisione da un lato con certa ideologia liberalista, più che liberale, da un altro, con interessi economici forti. Finendo per disturbare l'ordine precostituito,  che, per natura, è considerato politicamente corretto. E chi gliela fa fare. "Non saremo certamente noi gli eroi destinati a cambiare il mondo", sembra essere la loro filosofia.Senza indulgere a spiegazioni sul perché la conoscenza delle cause della criminalità può disturbare, mi limito a fare un esempio, che ritengo  riassuntivo della tesi.Si prendano in considerazione i valori della vita e della morte. Basta accendere la televisione per imparare che:- la vita che ha valore è quella eroica di chi sfida, di chi osa, di chi tenta, di chi ha successo, di chi fa sport, ecc.;- la morte e l’omicidio, sono argomenti familiari, che si trattano con levità fra una birra e un curry-wrustel, fra un suv con filtro antiparticolato e un paio di tette mozzafiato.È difficile che un giovane, specialmente se è ancora in formazione, non resti nfluenzato da tali culture: si deve essere eroi? E chi meglio di lui!; si deve uccidere uccidere? Conosce le armi e sa come usarle!’.In un un contesto del genere, chi intraprendesse una battaglia culturale contro l’eroismo, metterebbe in crisi il mondo del business; chi vietasse di mandare in onda film in cui le parole ‘ammazzare’, o ‘omicidio’ sono pronunciate più di tre volte, farebbe chiudere le pay-tv. E "chissà quanti posti di lavoro di lavoro andrebbero persi!".Concludendo. E' evidente che la cronaca nera del mondo giovanile - ma, a questo punto, secondo me, la cronaca nera tout-court - interpella il modello di sviluppo economico-sociale nel suo insieme, mettendolo in discussione.Ecco perché nessuno ha voglia di cercarne le cause, e, magari, dare suggerimenti su come rimuoverle.L’unica speranza che resta è che almeno i giovani, quando finalmente avranno voglia di capire che si tratta della loro vita, facciano essi stessi, direttamente, qualcosa per salvarsi.