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Obama e i liberisti.


1. Il  nuovo presidente degli USA non si è ancora  insediato alla Casa Bianca, e già illustri esperti temono, che il cambiamento promesso da Obama in campagna elettorale, possa compromettere la sopravvivenza del  ‘mercato’.  Fra essi, il professor Alberto Alesina (Harvard University): pur  non appartenendo alla schiera dei  ‘mercatisti’, che disdegnano ogni forma di intervento pubblico in economia, con l’articolo apparso su ‘Il Sole 24 Ore’ del  6 novembre,  è molto  eloquente. Ecco una sintesi dello scritto.“In campagna elettorale il senatore dell’Illinois ha fatto sfoggio di abilità retorica, ma è rimasto molto sul vago sui contenuti”. Ora se egli agirà come uomo che il voto al senato ha spinto all’estrema sinistra del partito democratico, “la recessione USA, e di riflesso quella europea, sarà più grave e più lunga del previsto”.  Se invece opererà in modo da non “bloccare il funzionamento dei mercati finanziari, che tanto hanno contribuito alla crescita dell’America, allora l’economia USA può tirare un sospiro di sollievo, così come quella europea.”Si verificherà la prima ipotesi se la nuova amministrazione USA:- sarà protezionista nel commercio internazionale;- aumenterà le tasse sui ceti medio alti;- tasserà gli speculatori petrolifere e i capital gains;- assisterà le industrie in declino.Se verificherà la seconda se:- attuerà politiche di distribuzione del reddito in “modo non grossolano”;- avrà atteggiamenti non punitivi nei confronti della borsa, precipitandosi a regolare tutto;- sarà attento a non “penalizzare troppo la crescita”.Purtroppo ci sono tutte le condizioni perché si verifichi la prima ipotesi: il partito democratico ha una solidissima maggioranza al Congresso, e al Senato - anche se con numeri non sempre sicuri - può contrastare eventuali ostruzionismi della minoranza. Quindi, la nuova amministrazione può fare tutto. Quindi, farà ciò che ha promesso.2. Prima osservazione. Nel suo primo intervento da presidente eletto Barak Obama ha affermato che priorità della sua amministrazione sarà l’economia, con attenzione a due temi:- il sostegno alle classi medie, anche con misure che sembreranno impopolari;- iniziative verso l’industria manifatturiera, specialmente quella automobilistica, per rilanciare l’occupazione.Dunque, porrà in essere misure di politica economica di stampo keynesiano, che, com’è acquisito, affidano lo sviluppo alla crescita dell’economia reale, mediante il sostegno della  domanda aggregata.Seconda osservazione. Se durante la campagna elettorale Obama non è sembrato chiaro, altrettanto non si può dire dopo queste affermazioni. Ma se proprio ci fosse ancora bisogno di chiarezza, eccola: “Mi muoverò con approccio pragmatico ai problemi”,  ha detto Obama. E sicuramente fra i problemi egli annovera  l’attuale crisi dei mercati finanziari.Muoversi con approccio pragmatico ai problemi, in economia specialmente, significa esaminare gli stessi negli  elementi  costitutivi del momento in cui si presentano, e cercare una soluzione efficace, possibilmente efficiente, senza pre-giudizi ideologici. Senza curarsi, cioè, se l’esame del problema, prima, e la soluzione, poi  sono di sinistra, o di destra, grossolani, o raffinati. Senza curarsi, in definitiva, se l’approccio, liberale, non rispetta  la filosofia della deregulation che finora ha governato i mercati finanziari, fino a distruggerli.3. Poiché nel suo scritto non è spiegato, mi permetto di chiedere al professor Alesina, o a chi per lui:- come si attuano politiche di distribuzione del reddito in “modo non grossolano”?- vietare i contratti allo scoperto significa punire la borsa?- in alternativa, aumentare, per questi  contratti, l’importo del deposito, è una punizione della borsa;- cosa significa esattamente “non penalizzare troppo la crescita”?