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La Bad Bank di cui si parla.


1.  Sulla stampa di questi ultimi giorni si legge che i governi, per far fronte alla crisi finanziaria mondiale, si apprestano a dar vita a bad banks, nelle quali far confluire i c.d. ‘ titoli spazzatutura’, con lo scopo di ripulire i bilanci di banche e imprese, affinché gli stessi  rappresentino valori  non infetti.L’idea è ottima, perché, forse, è la strada giusta per ridare fiducia ai mercati, ma:— chi paga?— ci sono conseguenze indesiderate?2. La risposta alla prima domanda dipende dalle modalità in cui la bad bank è realizzata.Negli USA si pensa di costituire un’unica bad bank nazionale.  Una volta resa operativa, essa, da banca bad, rileverà  i  titoli spazzatura; le banche risanate ricominceranno a svolgere il loro ruolo istituzionale: raccogliere fondi (presso investitori affidabili) e concedere prestiti (da prenditori affidabili).I costi dell’operazione (costituzione e gestione della bad bank) graveranno sullo stato, cioè, sui contribuenti.Per come è stata concepita negli USA, la bad bank suscita molte perplessità, tutte ruotanti intorno ad un concetto: perché i cittadini dovrebbero accollarsi il costo di un’operazione resasi  necessaria per il dissennato comportamento del mondo della finanza?In Europa, con la Germania in testa, si discute della possibilità di mettere in piedi più bad banks, esattamente una per ogni banca infettata dai titoli spazzatura, di talché la banca risanata sostenga i costi della banca bad.Qui la soluzione è più che giusta, ed è accettabile. Vedremo.3.  La risposta alla seconda domanda è: sì, ci sono delle conseguenze. Ne accenno due, che non sono di secondaria importanza.— Che fine faranno i titoli spazzatura sistemati in bad bank?— banche ricapitalizzate con sovvenzioni statali (inglesi, tedesche) e banche che non hanno avuto un euro di ricapitalizzazione (italiane), dopo il risanamento dei rispettivi bilanci con operazioni bad banks, saranno ancora in pari condizioni di competizione?Sulla fine dei titoli spazzatura, per il momento non è dato sapere. Ritornerò su questo punto in un prossimo messaggio. Quanto alla domanda su possibili conseguenze, la risposta, purtroppo, è: no, non competeranno alla pari. Le banche italiane, per esempio, pur con bilanci disinfettati, ma senza apporti pubblici, non saranno in grado di remunerare i loro correntisti come avviene per quelli della banche inglesi o tedesche.Ma tant’è.4. Ora aggiungo una considerazione. La via della bad banks, come accennavo, forse è la via giusta per dare fiducia ai mercati. Ma per questa via, quando ci sarà, la ripresa avrà ritmi molto lenti, perché non potrà più contare sulla frenesia finanziaria che abbiamo conosciuto fino alla crisi. E ne risentiranno l’occupazione, i consumi e la stessa ripresa. Se ciò è vero, non sarebbe peregrino pensare, anche per l’Italia, a delle bad banks a carico delle banche infette, e a dirottare i fondi destinati alla loro eventuale ricapitalizzazione, verso una serie, seria, di ammortizzatori sociali, con i quali sopperire ad una crescita occupazionale lenta, in vista di un sostegno della domansa, che, al dilà di ogni retorica, è la vera chiave di volta per la ripresa.