Spread

Il totem


1. Sulla crisi finanziaria ed economica internazionale, parallelamente agli interventi statali (pragmatici, per dirla con il presidente degli USA, cioè scevri da ideologia), si svolge un dibattito teorico/politico, incentrato su una questione di fondo:  che ruolo assegnare al ‘mercato’, mentre si interviene su di esso e quando si ritornerà a normalità.2. Alcuni  commentatori,  ripetendo acriticamente idee pseudo-liberiste, dichiarano apertamente che il mercato non si tocca nemmeno quando è al collasso, perché ha in sé gli anticorpi necessari per correggere i propri errori. Inoltre, essendo, per loro, l’unico strumento capace di assicurare sviluppo, una volta usciti dalla crisi, va conservato così com'é. Perciò, sono contrari ad interventi, statali e non, e quanto chiedono per il futuro è di aver fiducia nel mercato.Altri, pur non dichiarando teorie di riferimento e accettando misure anticrisi, ne confutano l’efficacia con tesi ancora allo stato di idee, e che mal celano la stessa convinzione dei primi. Secondo loro, le misure anticresi che si prospettano, non rispettano il mercato, e sono sono destinate al fallimento.Verrebbe da chiedersi, che dibattito è questo? Ma è quello che passa in convento!3. Sui commenti apertamente a favore della libertà di mercato, ci sarebbe da opporre la nutrita letteratura secondo la quale molti paladini del liberismo non hanno letto, o compreso bene, Adam Smith. Ma in questa sede non si può fare. Valga per tutti il bel saggio di Amartia Sen — Etica ed Economia —  Edito da Laterza. Sugli altri, invece, qualche osservazione non è peregrina.4. In un articolo apparso su un quotidiano specialistico due noti economisti, di altissimo livello, si domandano se le misure anticrisi adottate dal governo americano (787 mld. di $ di tagli fiscali e 275 al mercato edilizio) funzioneranno. Poi rispondono negativamente, e per spiegare la risposta si fanno ancora altre due domande:—  servono più tagli fiscali, o più aumenti di spesa pubblica?—  in questa recessione quali tagli fiscali e quali aumenti di spesa sono necessari?Alla prima domanda si rispondono così: è vero che, secondo molti studiosi, la scelta fra tagli fiscali e aumenti di spesa presenta incertezza, ma secondo altri (tra cui uno di loro) l’incertezza non c’è; anzi, è sufficientemente dimostrato che sono più efficaci i tagli fiscali, che l’aumento di spesa. Quindi sono per i tagli. (E' appena il caso di ricordare che maggiori tagli fiscali e minori spese sono più associabili all’economia di mercato, che non misure di segno contrario.Alla seconda domanda la risposta è:—  i tagli fiscali e gli aumenti di spesa non devono andare alle famiglie, perché queste, indebitate come sono, li trasformerebbero in risparmi e non, invece, in  consumi, come sarebbe auspicabile, per sostenere la domanda aggregata;—  devono andare, per contro, a Banche e Imprese, per metterle in condizioni, le prime di aumentare il credito e pagare il maggior costo delle assicurazione contro il rischio di credito, le seconde per riprendere gli investimenti e creare le condizioni per l’aumento dell’occupazione. Anche qui siamo in presenza di scelte a favore dell’economia di mercato, ma anche probabili errori.Le risposte dei due studiosi, come è evidente, hanno poco di scientifico e molto di idee politica: le scelte che propongono sono mirate al ripristino di quel mercato senza regole, che ci ha portato al disastro che stiamo vivendo.Quanto alla prima  (maggiore efficacia dei tagli fiscali rispetto agli aumenti di spesa) si osserva: non è per niente vero che le famiglie trasformeranno i bonus previsti a loro favore dalle misure anticrisi, in risparmio, semplicemente perché, avendo una propensione al consumo molto vicino al massimo dei redditi percepiti (sic!), consumeranno tutto; con ciò, concorreranno al sostegno della domanda aggregata, che, guarda caso, è l’obiettivo che si propone il governo.Sulla seconda l'osservazione è che i bonus concessi a banche e imprese, ragionevolmente, si trasformeranno in maggiore credito e maggiori investimenti, se banche e imprese decideranno  —  senza contraddittorio — che ne ricorrano le condizioni, diversamente quei bonus si trasformeranno in investimenti finanziari a vantaggio di nessuno, e con il rischio di vederli dissolvere nello spazio di qualche minuto.5. Facciamo male a credere che il mercato sia un totem con virtù salvifiche. Il mercato è uno strumento che funziona con regole. Se non si conoscono bene, o si finge che non esistano, il mercato non dà buoni risultati.