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A che punto è la crisi?


1. Da tempo il blog - che, come è evidente, si occupa di economia - è muto per due ragioni. La prima è che dopo il G20, di cui al  precedente messaggio, non ci sono stati fatti nuovi significativi che inducessero riflessioni nuove. La seconda è che sono stato occupato da vicende familiari importanti.2. Da quello che ho potuto leggiucchiare qua e là m'è parso di capire che la crisi economica è ancora seria, ma ha rallentato il suo cammino. Almeno nella sua dimensione finanziaria. In problema residuo è di riavviare l'economia reale. Per farlo, si reputa sia necessaria una massiccia ripresa del credito alle imprese, affinché ricomincino ad investire.Io penso che non basta. Ammesso che si mettessero in pristino tutte le condizioni migliori perché le imprese trovassero il credito di cui hanno bisogno, che fine farebbe la produzione? Chi la comprerebbe, se i redditi da lavoro (dipendente e autonomo) sono stazionari e, nel loro ammontare totale, causa la disoccupazione, addirittura in calo?Penso, piuttosto, che sia giunto il momento di fare del lavoro e dei redditi da lavoro la nuova leva per la ripresa. Solo l'aumento di questi redditi - in termini reali, ovviamente - provocherà l'aumento dei consumi necessari per la ripresa. Il discorso di agganciare la crescita dei redditi all'aumento della produttività è fuorviante: se cresce la produttività e, quindi il prodotto, chiaro che aumentano profitti e redditi da lavoro insieme. Ma se la distribuzione relativa degli stessi resta immutata, l'aumento dei redditi da lavoro non darà luogo a quel robusto aumento dei consumi, che, come si diceva, è la condizione necessaria per ripresa, crescita, e sviluppo.3. Mi rendo conto che questo aspetto, che non è proprio uno dei più semplici, va spiegato meglio. Lo farò in un prossimo messaggio.