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PIL si, occupazione no


1. Nel post. n.63 ho parlato di produttività  ed, esattamente, della tesi secondo la quale perché aumentino le retribuzioni, è necessario che aumenti la produttività. Ho sostenenuto che se la tesi è vera, lo è solo nel breve periodo, mentre nel periodo medio-lungo tutto ritorna allo staus quo ante. A meno che non si pensi che l’aumento della produttività possa continuare all'infinito, il che sembra improbabile, almeno per la limitatezza dei due termini posti al denominatore della funzione di produttività, questa essendo espimibile, in maniera semplificata, cosi: p=P/aC+bL (con C = capitale e L = lavoro). Oggi ho letto le seguenti parole: “Nonostante siano stati l’epicentro della crisi, gli USA hanno registrato una diminuzione del Pil pro capite più contenuta, in proporzione, di quella di altri grandi paesi ricchi, con l’eccezione della Francia. Ma la disoccupazione americana è salita più che altrove. La spiegazione sta nella crescita eccezionalmente alta della produttività in America, soprattutto nel 2009.” (Martin Wolf - Il Sole 24 Ore - 27 ottobre).Ho pensato che scienza economica e mentori sono ben strani. a) A volte affermano che, perché le ragioni del salario migliorino, deve aumentare la produttività. E la spiegazione che si dà è, più o meno, la stessa: se aumenta la produttività, aumenta il prodotto, e quando aumenta il prodotto ce n’è per tutti, anche per i lavoratori.b)Altre volte affermano che anche se aumenta il PIL (grandezza che ha molto che fare con il prodotto, per tutti i motivi che non è possibile spiegare in questa sede) ciò non implica un aumento dell’occupazione: il PIL può aumentare semplicemente per un aumento della produttività. Detta in altri termini:c) secondo alcuni economisti, un aumento di produttività, facendo aumentare il prodotto, rende possibile un aumento dei salari.d) secondo altri, il processo descritto si ferma all’aumento del prodotto, senza beneficio per i salari, atteso che può non fa crescere l’occupazione.3. Inutile chiedere spiegazioni. Non saprebbero darne. Perché fanno finta di non capire che l’economia concreta (altro che scienza economica), più che dei determinismi matematici, è amante di scelte politiche.Constatano con mano che la ricchezza prodotta dal lavoro (il famoso PIL), anziché essere impiegata in investimenti produttivi ad alta intensità di lavoro, in maniera da far crescere l’occupazione, è incanalata nei meandri oscuri della finanza - dove si valorizza, magari facendo aumentare il PIL, ma lasciando le persone senza lavoro e senza salario - e non rilevano che tutto è conseguenza di scelte precise di un capitalismo autoreferenziale e senza regole.4. Ai lavoratori e ai sindacati che rivendicano miglioramenti, si risponde sempre con il gingle dell'aumento della produttività, come condizione necessaria. Per concludere che in tema non c’è alcuna sensibilità da parte degli interessari.Io credo che finché non si prende atto che la produttività non può aumentare all’infinito e che, nella misura in cui può aumentare, almeno in parte deve tornare a vantaggio dei lavoratori, la sensibilità di cui si parla non si troverà mai.