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L'amante degli speculatori


1. Un noto economista di una prestigiosa università americana ama gli speculatori finanziari.Non è il solo, ma, credo che sia in pol position.2. Egli sulla speculazione finanziaria fa un ragionamento sostanzialmente semplice: gli speculatori, lungi dall’essere causa delle crisi economiche, sono piuttosto coloro che le percepiscono in anticipo, e il loro comportamento non è quello di lupi famelici, che divorano le imprese sane, ma iene che si cibano di imprese morte.Per dimostralo fa l’esempio di un venditore ribassista allo scoperto, cioè, di un signore che non possiede titoli, ma li vende.Nessuno pensi a Totò che, in un celebre film, voleva vendere la Fontana di Trevi ad un turista americano. In finanza è possibile vendere titoli che non si possiedono. Anzi, l’operazione relativa ha un nome altisonante: si chiama ‘naked short selling’.In pratica succede che il signore, sostenendo notevoli spese, si fa prestare i titoli. che. poi, vende, per esempio, a 100, scommettendo che quando li dovrà ricomprare per restituirli, costeranno di meno, ad esempio 50. Se la sua previsione si verificherà avrà guadagnato 50; se non si verificherà, perché, per esempio, i titoli costeranno 150, perderà 50.Lo speculatore è dunque un signore che rischia e se gli va bene guadagna. Che c’è di strano?Nulla! Anzi,si perde tempo, quando si racconta la fondonia che a speculare sono poche persone che sanno le 'cose della finanza', e che decidono a freddo dove e quando attaccare!Inoltre, c'è da dire che, essendo gli speculatori gente che annusa le  crisi prima ancora che si verifichino, sono un buon termometro per conoscere lo stato di salute dell’economia.E c’è ancora di più! Operazioni come quella descritta contribuiscono a determinare una sorta di  benefico ‘moltiplicatore finanziario’. Che, detto in parole povere, significa: contribuiscono a ‘far girare i soldi’. E i soldi che girano sono il lubrificante dell’economia, complessivamente intesa, con tutti i vantaggi che ne conseguono (investimenti, occupazione, crescita ecc.).3. E’ così? Macché!Intanto a chi specula interessa poco delle conseguenze, che magari non vorrebbe, ma che spesso sono  pesanti per le persone che vivono con 1.000 € il mese.Né è vero che chi ‘gioca’ col denaro, mentre persegue il proprio interesse, realizza l’interesse di tutti, alla maniera del fornaio di cui parlava Adam Smith: il fornaio faceva il proprio interesse, ma  dava il pane; chi gioca con i soldi non dà nulla, nemmeno il lubricante per fluidificare il credito, se è vero che, nella crisi attuale, il credito è sparito dalla circolazione.E’ vero, invece - perché ne hanno parlato i giornali - che l’attacco al debito pubblico greco - per esempio - è stato deciso  da cinque o sei persone, riunite in un ufficio della grande mela. E chiunque mastica un po’ d’economia sa che quando si rincorre un default (insolvenza) finanziario, tutti gli interessati adottano comportamenti che lo producono (famoso teorema di Merton).La Grecia l'estate scorsa era certamente in difficoltà ad onorare la scadenza dei suoi titoli. Ma se non  fosse intervenuta la speculazione, fra attivazione governativa e aiuti internazionali, le cose forse sarebbe andate diversamente e, comunque, non  sarebbe insorta la paura che, dopo la Grecia, l’attacco speculativo potrebbe riguardare altri stati, fra cui il nostro.Ma, poi, perché il noto professore non ci spiega come mai – visto che deve sostenere tanti costi e correre tanti rischi – lo speculatore specula comunque?4. La verità è che la speculazione è il cancro della finanza, prima ancora che dell’economia. E non occorrono tanti argomenti per sostenere questa tesi. Ne basta uno: i maggiori guadagni garantiti dalla speculazione, tendono a rendere speculativa l’ intera finanza. Con la grave conseguenza del progressivo inaridimento dei flussi di credito all’impresa e tutto quello che ne discende, sempre in termini d’investimenti, occupazione ecc.Varrebbe la pena, allora, di fare qualche riflessione diversa su questi temi. Tipo la seguente: può vivere la finanza, senza speculazione? Io credo di si. A patto che si faccia riferimento a quella che si genera e si esaurisce nel mondo della produzione.E che passi pure per la borsa.