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A proposito del Fondo Europeo salvastati


Qualche giorno fa un noto opinion maker ha posto all’attenzione di tutti un problema sul quale l’Europa forse non sta riflettendo abbastanza, o adeguatamente. E quanto stanno discutendo in questi giorni i 17 ministri dell’Eurogruppo sembra esserne la dimostrazione.Dice nostro: i CDO (Collateralized Debt Obbligtion) sono stati gli strumenti finanziari che più hanno concorso a determinare la crisi 2007/2008. (Crisi  - aggiungiamo noi - catalogabile come vera e propria depressione, che, ancora, è  tutta con noi).E  argomenta: è vero che i CDO, per molto tempo,  sono stati graziati dalle agenzie di rating della tripla A, ma nessuno ha visto - o ha fatto finta - che poggiavano su un mare di crediti di valore effimero, essendo in gran parte crediti sub prime. Venuti meno questi crediti, è crollato il valore dei CDO e, con essi, i patrimoni degli intermediari finanziari che li avevano in pancia, con tutto quello che ne è seguito.Il fenomeno potrebbe ripetersi.Come è noto, l’Europa ha varato l’EFSF (European Financial Stability Facility), più conosciuto come fondo salva stati,  che è un fondo di garanzia della stabilità finanziaria dell’aria euro, chiamato a  soccorrere gli stati i cui debiti pubblici dovessero essere oggetto di attacchi speculativi.l’EFSF funziona così:1. per la sua attività (di soccorso) può emettere propri  titoli, che fino a 440 miliardi di euro sono garantiti dagli stati promotori, comprensivi di una quota di riserva di cui dirò fra poco;2. quando uno dei paesi considerati a rischio è sotto attacco, su richiesta dello stesso, interviene - eventualmente i concorso con il Fondo Monetario Internazionale ( FMI) - o con prestiti, o comprandone i titoli.I paesi considerati a rischio sono i c.d. PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna);  alcuni dicono i PIIGS, (Portogallo, Irlanda,Italia, Grecia e Spagna).La Grecia, in seria difficoltà già prima dell’EFSF, è stata aiutata direttamente dall’Europa e dal FMI.Sull’Irlanda, l’EFSF è già intervenuto con 85 miliardi. Per la sua missione, al fondo resterebbero attualmente  355 miliardi. In effetti la disponibilità residua reale è di circa 250 miliardi, perché la differenza è immobilizzata a garanzia del proprio debito, di tal ché possa conservare la tripla A che gli è stata assegnata quando è nato.E’ una cifra sufficiente?I ministri dell’Eurogruppo ritengono di no e chiedono di raddoppiare la dotazione originaria. I paesi a debito pubblico con tripla A (Germania, Francia, Olanda, Austria e Finlandia) si oppongono, per timore di veder raddoppiare la loro quota di garanzia dell’EFSE.Tutto sarà deciso - forse - a marzo prossimo.Stando così le cose,  c’è la preoccupazione - si dice ‘dei mercati’, ma più correttamente si dovrebbe dire ‘di chi possiede i titoli dei debiti pubblici europei’, che poi, in definitiva, sono banche d’affari  ed hedge fund -; c’è la preoccupazione, dicevo, che i debiti pubblici europei possano  saltare da un momento all’altro: dopo Grecia e Irlanda la possibile difficoltà (sic!) potrebbe riguardare il Portogallo, la Spagna e forse la stessa Italia; e, di nuovo, Grecia e Irlanda. Semplicemente perché l’EFSF non avrebbe più i fondi necessari per intervenire. E sarebbe il crac generale. E attenzione: l’ipotesi non è del tutto remota, se è vero che la speculazione minaccia il Portogallo, ruota intorno alla Spagna e il c.d. ‘effetto domino’ incombe. (L’effetto domino essendo il passaggio della speculazione da un paese all’altro, fino ad interessare anche quei paesi che, per il momento, si sentono al sicuro).Questa preoccupazione, probabilmente, ha fatto pensare al nostro opinion maker che l’EFSF, nato con ogni buona intenzione, altro non è se non un enorme CDO che, essendo poggiato su debiti pubblici fragili, contiene i sé il germe di una nuova e deflagrante crisi finanziaria, o depressione che dir si voglia, identica a quella che ancora non è finita.Né è detto che una dotazione arricchita dell'EFES sia la soluzione deguata. Laddove la soluzione giusta sta forse in una governance unica degli affari finanziari europei. Sanno questo l’Eurogruppo, la Commissione Europea , i paesi a tripla A e via elencando? E, con il governo che ci troviamo noi, l’ Italia, quale è la forza negoziale del nostro ministro dell’Economia e delle Finanze che partecipa a questi consessi?